Beppe Grillo a Palermo: “Mafia non strangola, stato sì”

Ha scatenato l’ennesima polemica Beppe Grillo e stavolta forse l’avrà sparata davvero grossa. Non solo. Con quanto detto ieri si è giocato il consenso della sinistra anti-mafia militante. I fatti sono questi. Ieri, il comico-politico era a Palermo, dove si voterà per le amministrative e dovrà essere scelto il nuovo sindaco. Il Movimento a 5 Stelle ha un suo candidato, Riccardo Nuti, per sostenere il quale Grillo ha tenuto un comizio. Anche in questo caso, piazza piena e folla che pendeva dalle sue labbra. E poteva mai sottrarsi alla provocazione un mago delle polemiche e delle piazzate anti-sistema? Certamente, no. E allora in terra di Sicilia, cosa di meglio che fare un paragone tra mafia e stato. “La mafia non ha mai strangolato nessuno, si limita a chiedere il pizzo. Qui esiste un’altra mafia (lo stato) che strangola”.

Il comico prosegue, chiedendo la lista dei nomi e cognomi di quanto hanno portato questa terra al macello. Parole durissime come pietre, che rischiano di portare indietro il dibattito di decenni, a quando la forza e la brutalità della mafia venivano negate e quando era più diffusa l’idea che, tutto sommato, fosse un’organizzazione che facesse da contrappeso a uno stato orribile al Sud.

Non è semplice capire cosa abbia spinto Grillo a dire simili cose. Ci sarà stata la voglia, di sicuro, di scatenare appositamente una polemica su un tema così sensibile, al fine di avere spazio e visibilità. E c’è riuscito. C’è un vecchio detto nel marketing e non solo, che dice: parlane bene, parlane male, purché ne parli. E oggi Grillo ha le prime pagine un pò su tutti i giornali, che è oro colante per un movimento di ancora ridottissime dimensioni e che non gode dell’endorsement ufficiale della stampa ufficiale. Ma forse nelle intenzioni di Grillo c’era anche quella di volere lanciare con forza l’attacco ai partiti, al governo Monti e allo stato, sottolineandone le inefficienze, lo stato poliziesco a cui sottopone i suoi cittadini con una pressione fiscale assurda e volendo forse anche denunciare le ambiguità di chi a parole e in teoria dovrebbe lottare contro la mafia, ma poi applica sul territorio meccanismi non meno deliranti nel controllo del potere e nell’amministrazione della cosa pubblica.

Tutti ragionamenti più o meno condivisibili, senonché serpeggia un dubbio atroce in chi avrà ascoltato tali parole, sottolineate ieri da un applauso scrosciante e da un pubblico entusiasta. Che Grillo non abbia pensato di scendere in Sicilia e di strizzare l’occhio a quella parte dell’opinione pubblica e dei poteri economici, che contro la mafia non lotta, ma verso cui ha spesso più di un occhio di riguardo?

Ora, sarebbe un errore pensare che una singola frase, per quanto infelice, possa essere il frutto di una strategia complessiva o della volontà di fare pappa e ciccia con la mafia. Sarebbe come riprodurre gli stessi meccanismi idelogico-politici della sinistra militante anti-mafia, che al Sud, con la sua retorica, ha fatto molti più danni che bene.

Tuttavia, la battutaccia di ieri del comico non è accettabile, comunque la si pensi, semplicemente perché è falsa. La mafia strangola e come! Scioglie anche un bambino nell’acido, uccide chi intralcia il suo cammino e soffoca l’economia, non solo chiedendo il pizzo, che sarebbe una tassa in più oltre quelle ufficiali, ma anche eliminando la concorrenza sul territorio, truccando appalti, gonfiando prezzi e tariffe e mettendo sotto scacco l’imprenditoria sana.

Una cattiva battuta non deve essere ingigantita, perché si rischia di creare un dibattito surreale sulla bontà o meno della mafia. Aldilà di come la si pensi, non si può credere che Grillo abbia una buona immagine della criminalità organizzata, per quanto viva in una terra lontana da dove questa si è storicamente sviluppata. Il pericolo reale è un altro: questo stato melmoso in cui sguazzano i partiti, la lontananza delle istituzioni dalla vita ordinaria degli italiani, la vergogna di una politica corrotta, autoreferenziale, affollata di gente senza arte, né parte, l’oppressione fiscale, burocratica e l’assenza di prospettive di vita per larghi strati della popolazione rischiano di diventare la giustificazione anche per argomenti come questi appena citati.

In sostanza, la disperazione di chi vive in regioni come la Sicilia, dove non esistono sbocchi e dove da sempre la politica ha dato a tutti i livelli solo il peggio di sé, potrebbe diventare alimento per espandere il consenso di chi propone argomentazioni ambigue e per questo pericolose.

Forse stiamo tutti ingigantendo una frase di Grillo, ma sembrava davvero lontano il periodo storico in cui si compivano parallelismi tra mafia e stato. Speriamo solo che i militanti anti-mafia di professione non ne approfittino per propinarci intere enciclopedie del loro sapere, che avrebbero un effetto molto peggiore del comizio di ieri. E che i politicanti di Roma non prendano la palla al balzo per descriversi più credibili di chi ieri ha pronunciato parole inaccettabili. Perché dire che Grillo ha sbagliato non li assolve nemmeno per un millesimo dalle loro responsabilità e dalla loro inettitudine. Abbiano la dignità per una sola volta di tacere!

 

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