Avviso di sfratto anche per la Merkel? In Westfalia crolla la Cdu e vincono i socialdemocratici

Nemmeno le previsioni più disastrose potevano prevedere il crollo della Cdu di Angela Merkel nelle elezioni appena tenute nel Nordreno-Westfalia, il più popoloso e ricco tra i 16 Stati della Repubblica federale tedesca. Vola invece la Spd e tutta la sinistra democratica, e tutti gli osservatori sono concordi nel definire questo un messaggio negativo fin troppo chiaro per la cancelliera e la sua politica di eccessivo rigore dentro e fuori dai confini della Germania. Gli exit polls danno una Cdu che subisce la più pesante sconfitta dal dopoguerra ad oggi perdendo circa 10 punti passando dal 34 al 25,5-26 per cento con il capolista Norbert Roettgen, ministro federale dell’Ambiente, che deve chinarsi di fronte all’affermazione della governatrice uscente della Spd Hannelore Kraft (nella foto) che guida la sua formazione intorno al 40 per cento. Più o meno stabili tutte le altre formazioni, con l’ormai celebre “partito dei Pirati” (unica vera novità in stile “grillini”) che si attesta intorno all’8 per cento.

Dopo la defenestrazione in Francia di Nicolas Sarkozy, dunque, si fa sempre più strada in Europa l’affermazione delle forze politiche che chiedono più impegno per la crescita e meno freddezza matematica.

La Kraft insieme al suo governo federale ha condotto una campagna elettorale difendendosi dagli attacchi di un Roettgen che replicava in piccolo ciò che la sua “sponsor” sostiene in Europa: criticare le politiche troppo ricche di investimenti e welfare. La linea difensiva della governatrice socialdemocratica, che gli elettori hanno evidentemente premiato, è stata proprio quella di paragonare gli effetti di una eccessiva austerità alle terribili difficoltà che stanno affrontando le popolazioni del Sud Europa.

Mancano appena 2 giorni all’incontro tra la Cancelliera ed il neo presidente francese Francois Hollande, e di certo l’esito dell’incontro sarà pesantemente influenzato da un quadro generale che sta mutando e che non permette più alla Merkel di fare la voce grossa sul tanto discusso Fiscal Compact, criticato ormai apertamente da Francia, Italia, ed altri.

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