Padova, nuovo caso Leonardo: 12enne tolto alla madre

La zona è la stessa, la provincia di Padova; il nome di uno dei protagonisti (un perito del Tribunale) pure; così come la diagnosi, la sindrome da alienazione genitoriale, alla base della decisione dei giudici di allontanare il bambino dalla madre per farlo vivere in una comunità: la storia di Leonardo, il bambino conteso dai genitori e portato via dalla scuola con la forza dalla Polizia, arrivata fino al Parlamento grazie al video diffuso da ‘Chi l’ha visto’, è la stessa vissuta anche da un altro piccolo di 12 anni e dalla madre, una signora che ora racconta al ‘Corriere della Sera’ il suo dramma.

La vicenda risale allo scorso mese di luglio, quando la madre del 12enne è stata invitata a recarsi con il figlio presso l’Unità sanitaria locale. Il tempo di arrivare e si consuma la separazione: il piccolo in una stanza, la madre in un’altra attorniata da persone che le spiegavano come per il bene del ragazzo era necessario separarlo dagli affetti e fargli passare un po’ di tempo in comunità.

Nelle carte con cui si dispone l’allontanamento del 12enne dalla casa, c’è anche il nome di Rubens De Nicola, il perito che ha disposto il provvedimento nei confronti di Leonardo: “È solo una coincidenza che le storie trattate da lui finiscano in questo modo? ” si domanda la madre. A dire il vero qualche differenza con il caso del piccolo Leonardo c’è: De Nicola in questo caso era solo un ausiliario del consulente tecnico del Tribunale dei minori di Venezia e ha firmato una relazione sui genitori del bambino.

Intanto però da tre mesi la signora può vedere suo figlio solo una volta ogni quindici giorni: “Mi hanno detto che ho manipolato mio figlio e che lui ha problemi psicologici. Ma è lui che non vuole vedere suo padre, io non l’ho mai condizionato. È da luglio che non dormo e dico grazie a Leonardo perché con la sua ribellione è riuscito a portare a galla la tragedia che c’è sempre dietro alle storie come la sua”.

Le urla di Leonardo, come quelle del figlio: “Quella mattina era disperato, volevano sedarlo e per amor suo io stessa l’ho accompagnato in comunità perché ha problemi di cuore e non può essere sedato”. Un atto d’amore, fatto però con la morte nel cuore: “Mi ha detto ‘mamma aiutami’…e ora mi fa impazzire ricordare quel pomeriggio di luglio“.

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