Metta un dito qui, pervafore. Grazie!

Metta un dito qui, per favore. Grazie! Potrebbe essere questa la nuova frase che sentiremo ogni qualvolta faremo acquisti. Ma non spaventatevi. Non si tratta di maniaci bramosi di darci martellate sulla mano, bensì di una nuova tecnologia di pagamento attraverso un dispositivo che, riconosciuta la nostra impronta digitale, darà il via al pagamento.

Da una decina d’anni a questa parte, siamo stati abituati a vedere invenzioni di qualsiasi tipo; apparecchi iper tecnologici a volte utili e a volte meno utili ma sempre stupefacenti e futuristici. Gli ultimi, in ordine di tempo, sono stati gli avveniristici Google Glass, i meravigliosi occhiali di Google di cui abbiamo parlato nel giorno del lancio promozionale.

Oggi, mettiamo a verbale un altro fatidico passo avanti dei laboratori di alta ingegneria, solo che stavolta, l’invenzione tanto banale quanto utile (come tutte quelle che cambiano la vita e che ci fanno esclamare: ma come si faceva a farne a meno!?), non nasce nelle sale delle teste d’uovo di Silicon Valley, bensì a Rapid City, un piccolo villaggio del Sud Dakota. Il tutto è nato all’interno di un college dove vengono sperimentate diverse invenzioni. Ed è proprio nella caffetteria dell’università cittadina che è stata mostrata al pubblico la piccola quanto mai pratica invenzione. Il nuovo pos digitale, se così possiamo definirlo, al momento potrà essere utilizzato soltanto nei piccoli esercizi commerciali. Parliamo, quindi, di alimentari, mercerie e non grandi negozi o boutique di lusso.

L’apparecchio in questione si serve di una tecnologia chiamata biocriptologia; una sorta di incrocio tra biometrica, la materia che riconosce i tratti somatici, e la criptologia, ovvero la codificazione dei dati personali. Ora si dirà: ma macchinari che identificano le impronte digitali esistono già, quelli usati dalla polizia per riconoscere i criminali schedati. In effetti, i due apparecchi sono molto simili, solo che quello messo a punto dall’università del Sud Dakota, ha la capacità di riconoscere anche l’emoglobina del dito controllando che questo appartenga effettivamente ad una persona vivente.

Ci verrebbe da dire perché un’invenzione tanto utile, non sia stata elaborata dai grandi laboratori della Sillicon Valley, che sfornano ogni giorno dispostivi e applicazioni per semplificare costantemente le nostre vite. A detta della Nexus (sede distaccata di Hanscan Identity Management con ufficio principale in Spagna, che ha brevettato l’invenzione), il college di Rapid City è situato nel conservatore Midwest, se l’idea funziona lì allora sfonderà ovunque; almeno questo è quanto dichiarato da Al Maas, direttore della filiale Usa, nato da quelle parti e desideroso di lanciare il prodotto proprio a casa sua.

Attualmente, a lavorare sull’archetipo del prodotto, vi saranno 50 studenti e 4 membri dello staff. Sempre dal college, per bocca di Joseph Wright, vice-presidente per la ricerca e sviluppo economico dell’istituto, si elogiano con gran orgoglio i progettisti della macchina digitale, ritenuti molto coraggiosi e con un ampio spirito imprenditoriale.

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