Oscar 2013: Argo e Lincoln si contendono il premio più ambito

Fino a poco più di un mese fa,  tutti abbiamo temuto di dover assistere all’ennesima scontatissima cerimonia degli Oscar con Lincoln, dall’alto delle sue 12 candidature, a recitare la parte del grande avversario impossibile da battere. Ma poi l’incredibile e inaspettata ascesa di Argo nelle ultime settimane, ha di fatto riaperto i giochi. E’ successo che dai Golden Globes in avanti, il film di Ben Affleck ha iniziato ad inanellare una serie impressionante di vittorie, trasformandosi da “perdente” a “favorito” man mano che si  aggiudicava tutti i premi più importanti assegnati dai sindacati dell’industria del cinema (produttori, attori, scrittori, registi, montatori), con i BAFTA a fare da apoteosi a questa cavalcata vincente verso l’Oscar.

Far vincere un film senza il regista nominato è estremamente raro, tuttavia, l’esclusione di Affleck dalla cinquina Miglior Regia potrebbe essere, per uno strano paradosso, la cosa migliore mai capitata a questo film, perché spingerebbe eventualmente l’Academy a compensare tale mancanza premiando un talento fresco che sta vivendo una seconda stagione della sua carriera cinematografica. D’altronde, però se i giurati dell’Academy hanno assegnano 12 candidature alla pellicola di Spielberg, un motivo ci sarà, ma attenzione perché negli ultimi otto anni, il film con più nomination ha perso 5 volte. In aggiunta, le sei settimane intercorse tra l’annuncio delle nomination e il termine di votazione, potrebbero aver fatto cambiare idea agli elettori,  portandoli a puntare su altro.

Ad accomunare i due principali contenders sono storia e politica:  Argo narra del rocambolesco espediente escogitato dalla CIA per liberare sei diplomatici americani dall’Iran in rivoluzione nel 1979; Lincoln invece, è incentrato sull’amatissima figura del presidente americano che ha scritto una pagina fondamentale della storia con la sua lotta lottando per abolire la schiavitù.  Pur essendo molto rispettato, c’è la sensazione che Argo piaccia di più in virtù di quell’autocelebrazione dell’industria Hollywoodiana che l’anno scorso ha fatto vincere anche The Artist  (i diplomatici vengono liberati facendoli passare per membri di una troupe cinematografica, n.d.r.).  La politica è entrata nell’85ma edizione degli Academy Awards anche con Zero Dark Thirty, che ricostruisce la caccia decennale della CIA ad Osama Bin Laden culminata con la sua uccisione, e Django Unchained, omaggio di Tarantino agli spaghetti western che affronta, con quella comicità mista a violenzacosì tipicamente tarantiniana, il tema della schiavitù dei neri nel 19° secolo e che, in un certo senso, finisce dove comincia il biopic di Spielberg. Le polemiche nate attorno al film della Bigelow per alcune scene di tortura ne hanno fatto scendere le quotazioni, mentre per Django sembra essere molto più vicino l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale. Di carattere storico-politico anche Les Misérables, imponente adattamento cinematografico di Tom Hooper (Il discorso del re) del musical ispirato al romanzo di Victor Hugo, un affascinante affresco della Francia post-restaurazione votato a temi di libertà, uguaglianza e giustizia. Il cast stellare e le straordinarie performance di Anne Hathaway e Hugh Jackman non bastano a farne un favorito, mentre più quotato alla vittoria nelle categorie tecniche sembra essere  Vita di Pi, viaggio spirituale in mezzo all’Oceano di un ragazzo indiano e una feroce tigre del bengala, che ha entusiasmato i critici per la maestria e l’intelligenza con cui Ang Lee ha saputo usare 3D ed effetti speciali creando un film di rara bellezza visiva.

Tra i nove migliori titoli dell’anno si registra un mix davvero interessante tra film con grandi budget e pellicole indipendenti. In quest’ultima categoria rientra Re della terra selvaggia che costato appena 1 milione di euro, è riuscito a conquistarsi ben quattro nomination tra cui quella per il giovane regista Benh Zeitlin, che domani dovrà vedersela con Spielberg & Co., una favola che renderà orgogliosi tutti i giovani talentuosi che hanno poco spazio nel cinema mainstream. La sua toccante opera prima è una delle sorprese più belle di questa edizione, assieme all’inaspettato trionfo di Amour, il film dell’austriaco Michael Haneke, già vincitore della Palma d’oro a Cannes, che compete non solo come Miglior film straniero (dove ha già praticamente vinto) ma è in lizza anche per il miglior film, la migliore sceneggiatura e la migliore attrice. Se Amour è la sorpresa, l’outsider, tra Argo e Lincoln potrebbe essere Il lato positivo, irresistibile dramedy sulla malattia mentale che ha sorpreso tutti per le otto nomination (con il poker dei protagonisti che non accadeva dal 1981), ma che alcuni critici giudicano fin “troppo carino” per vincere un Oscar. Vedremo se anche quest’anno  il fiuto ineguagliabile del produttore Harvey Weinstein avrà la meglio. I nostri pronostici li abbiamo fatti. A questo punto non ci resta che aspettare di sentire la fatidica frase «and the winner is….» per scoprire se ci abbiamo preso.

 

Probabile vincitore: “Argo”
Non sorprenderebbe: “Lincoln”
Outsider: “Il lato positivo” o “Amour”

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