La vittoria di Argo fa infuriare l’Iran

Ha fatto infuriare non poco l’Iran la vittoria di Argo, il film diretto e interpretato da Ben Affleck, premiato dall’Accademy come miglior film dell’anno e osannata a gran voce dalla First Lady Michelle Obama, in collegamento, per la prima volta nella storia degli Oscar, dalla Casa Bianca. La partecipazione, seppur indiretta, dell’amministrazione Obama e soprattutto l’elezione di un film che narra di un tema così delicato quale è quello dell’annoso contrasto tra  medi oriente e Stati Uniti, è stato considerato come  mera propaganda al servizio di Intelligence americano (CIA); giudicando il premio una presa di posizione politica. Povero Affleck. Erano anni che annaspava a Hollywood alla ricerca del suo momento di gloria. Alla ricerca di un riconoscimento al suo talento autoriale avuto solo in minima parte ai tempi di Will Hunting – Genio Ribelle, film co-sceneggiato assieme all’amico Matt Demon, protagonista della suddetta pellicola.

Avversione a questa pellicola è stata manifestata già durante la distribuzione. E’ stata vietata, infatti, la proiezione nelle sale del paese; chiunque voglia guardare la storia della liberazione dei 52 statunitensi tenuti in ostaggio quasi 500 giorni nell’ambasciata americana di Tehran a fine anni 70′, può scaricarlo in versione pirata a meno di un dollaro da internet.

Tutto diverso appena un anno fa, quando Ashgar Farhadi, regista iraniano, vinse come “miglior film straniero” con la pellicola “Una separazione”. Quest’anno, invece, l’Iran’s film-making community, ha boicottato la cerimonia degli Oscar come atto di protesta verso “Innocent of Muslims”, film considerato offensivo da tutto il mondo mussulmano. La vittoria di Argo sancisce l’ennesimo scacco al paese persiano e sottolinea quanto il momento di distensione tra i due paesi, sia lontano dal verificarsi.

Mohammad Hosseini, Ministro della Cultura, ha dichiarato che Argo è parte integrante della cultura della soft war come alcuni la definiscono, che gli Usa hanno intrapreso nei confronti di Tehran; una guerra che si combatte a suon di falsità e distorsioni storiche volte a delegittimare la Rivoluzione e il popolo iraniano agli occhi del mondo. Secondo la stampa iraniana, a confermare la strumentalizzazione politica del premio alla pellicola di Affleck, è stata la presenza della Presidenza Usa, con la partecipazione di Michelle Obama alla cerimonia. A mettere in dubbio la ricostruzione storica del film di Ben Affleck, inoltre, è Masoomeh Ebtekbar, componente del Consiglio cittadino della capitale iraniana, portavoce donna negli anni 70′ degli studenti iraniani che avevano occupato l’ambasciata. Secondo la Ebtekbar, il film esagera sulla violenza di quei mesi e non viene mai detto, nel racconto cinematografico, che quelli erano studenti. Voci contrarie alle istituzioni, affermano, invece, che nell’assalto vi furono anche adepti della Guardia Rivoluzionaria e simpatizzanti. Ad accogliere con minor acredine questo film, inaspettatamente, sono proprio i giovani iraniani; ragazzi che durante la Rivoluzione Culturale non erano ancora nati, e che guardano con viva curiosità e senso critico all’occidente grazie soprattutto ai mezzi di comunicazione esponenzialmente potenziati grazie ad internet.

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