Ferzan Ozpetek, primo ciak per Allacciate le Cinture con Kasia Smutniak e Francesco Arca

In un mondo sempre più social, Ferzan Ozpetek ha condiviso su Twitter e Facebook alcune foto dei primi ciak del suo nuovo film. Da ieri, infatti, sono iniziate le riprese del decimo film del regista turco che, dopo Mine Vaganti, ha scelto di nuovo la Puglia come location e più precisamente Lecce e l’Oasi naturale di Torre Guaceto, per girare il suo prossimo film “Allacciate le cinture”.

Come nella migliore tradizione del regista, un punto fermo è la coralità del cast che vede come protagonisti  l’attrice polacca Kasia Smutniak (immortalata nella foto in alto in attesa del ciak e mentre bacia Francesco Scianna) e l’ex tronista Francesco Arca, assieme a Carolina Crescentini, l’attore di Baaria e Itaker Francesco Scianna, Filippo Scicchitano, Paola Minaccioni, Elena Sofia Ricci, Luisa Ranieri, Carla Signoris e Giulia Michelini, oltre ad un nutrito gruppo di attori pugliesi.

La trama ruota attorno alle vicende di una coppia sposata, nell’arco di oltre 10 anni e il complicato sistema di relazioni familiari e amicali che li circonda. Dopo la parentesi di Magnifica Presenza, Ozpetek torna a confrontarsi con personaggi e situazioni “reali”. In Allacciate le cinture si parla di amore, di tradimenti, di amicizia, ma più in generale delle relazioni umane e del loro evolversi naturale nel tempo. Perché giunti nella vita arriva inevitabilmente il momento in cui bisogna fare i conti con se stessi, chiedendosi: “a che punto siamo?”. E lo sconvolgimento emotivo che questa domanda può scatenare ci mette di fronte a scelte che possono cambiare tanto il nostro destino quanto quello delle persone che ci circondano.

Nonostante il successo e la consolidata maturità artistica, Ferzan Ozpetek questa domanda. Giunto al suo decimo lungometraggio, girare un film dovrebbe essere come andare in bicicletta, eppure ammette in un’intervista al Corriere della Sera«Ogni volta l’asticella si alza, senti la responsabilità e le paure aumentano anziché diminuire. E’ come se ci fossero due registi in me. Uno irrazionale che si butta e l’altro che si chiede, ‘ma sarai mai capace di raccontare questa storia?». 

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