Prevenzione 2.0: l’Hiv si combatte su Facebook

Social networking per educare alla salute e fare prevenzione sanitaria contro l’Hiv. Una ricerca della UCLA, pubblicata sugli Annals of Internal Medicine, dimostra quanto possa essere utile individuare le basi scientifiche delle interazioni umane nei social media come Facebook, per comprendere il contesto sociale e le dinamiche del gruppo a cui un certo messaggio è destinato, al fine di scegliere la migliore campagna di marketing per favorire la diffusione di abitudini sane. Lo studio consiste nell’implementazione di strategie di network intervention per incentivare soggetti a rischio ad una maggiore tutela contro l’Hiv.

12 settimane, per un esperimento condotto dai ricercatori della David Geffen School della UCLA, che ha preso in esame l’interazione di 112 partecipanti reclutati attraverso il web, coadiuvati da 16 opinion leader appartenenti ad associazioni per la tutela dei gay affetti da Hiv della zona di Los Angeles, con il compito di fornire informazioni ai pazienti tramite gruppi chiusi di chat su Facebook e monitorarne il livello di partecipazione e il comportamento.

Ai selezionati era offerta la possibilità di richiedere un test Hiv fai-da-te che veniva spedito a casa. Per l’85% ispanici e afroamericani, categorie ad alto rischio di infezione da Hiv, gli individui erano divisi in due gruppi, uno di “controllo” dedicato alla salute, e uno di “intervento” in cui si parlava specificamente di Hiv, le cui iscrizioni erano volontarie e richiedevano la compilazione di un questionario, sia all’inizio che al termine del processo.

Dalla ricerca è emerso, per tutto il periodo di riferimento, un grado di interazione fra gli utenti molto alto, attestato attorno al 70%, con picchi di maggiore partecipazione nel gruppo di “intervento” rispetto a quello di “controllo”. L’adesione ai gruppi ha apportato un evoluzione comportamentale facendo aumentare le richieste del test Hiv. Si è verificato, infatti, che nel gruppo di intervento il 44% di coloro che avevano richiesto il test, si è poi sottoposto ad ulteriori esami di approfondimento.

Al contrario, nel gruppo di “controllo”, solo il 20% dei partecipanti ne aveva fatto richiesta e per nessuno di questi era seguita un’ulteriore analisi. Inoltre, la ricerca ha dimostrato non solo cambiamenti specifici nell’approccio all’Hiv, ma anche in relazione ai rapporti interpersonali e sessuali. È emerso che il numero medio di partner dei partecipanti è diminuito nel corso dei tre mesi di intervento.

Da ciò si evince quanto i social media, e in particolare Facebook, possano essere degli ottimi strumenti di comunicazione per indagare, comprendere e influenzare interi gruppi di persone ed in grado di modificarne profondamente il comportamento. I social media si configurano così, per il mondo scientifico, come grandi agorà digitali dove intervenire al fine di poter, sempre di più, diffondere l’educazione alla prevenzione e alla salute.

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