Al Pan la fotografia pittorica di Andrea Pacanowski

La precisione della tecnica fotografica incontra l’astrattismo della pittura. Questo e molto altro è la mostra “All’infuori di me. La folla e l’esperienza religiosa”, personale del celebre fotografo romano Andrea Pacanowski. Ospitata negli spazi del PAN – Palazzo delle Arti di Napoli – fino al prossimo 29 settembre, l’esposizione fotografica, a cura di Ilaria Caravaglio e patrocinata dall’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli, è realizzata con il supporto tecnico di MAG-JLT e il contributo della galleria White Room.

Da Roma a Gerusalemme. Da Fes a Marrakech. 30 immagini quadro, scattate girando le città sante delle religioni monoteistiche, documentano l’esperienza delle folle, la collettività della spiritualità nell’epoca della globalizzazione. Impressioni di luce, evanescenze e delicate dissolvenze che raccontano differenti fedi, senza ricorrere a costruzioni fittizie o manipolazioni digitali post-produttive. Un approccio originale per un percorso innovativo che indaga la religione come fatto sociale e mediatico.

Fotografo per educazione e pittore per vocazione, Pacanowski realizza immagini che oltrepassano l’ordinarietà della fotografia. L’artista manipola la luce usando tele e colori. Le sue opere, infatti, sono scatti poggiati su tele che diventano reti dove vengono intrappolate le figure al loro passaggio attraverso l’otturatore della macchina. Le fotografie, eseguite in analogico, non riprendono direttamente i soggetti, ma le immagini che si specchiano su una superficie precedentemente trattata. Una tecnica del tutto inusuale che supera il criterio di verosimiglianza avvicinandosi alla pittura astratta, attraverso un sapiente uso del diaframma e l’ausilio di vetri e piani riflettenti.

Atmosfere che trasmettono l’empatia di una realtà intimistica, personale e al tempo stesso contemplativa e collettiva. Una poetica dell’esistenza, trasfigurata dal gesto creativo, che ha la forza di portare al di là dello specchio. Immagini che vivono nell’incanto originato dalla trasformazione che le cose subiscono lungo la via del rispecchiamento che, come tutte le vie è, in realtà, sempre e fondamentalmente, cammino della trasfigurazione. Il mondo si fa’ istantaneità fisica, osservata da un occhio esso stesso momentaneo, il quale, nella volontà di chi veramente vuole percepire la realtà, aspira a vedere allo stesso tempo l’eternità e l’attimo.

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