Si chiamerà Dodici e sarà disponibile nelle librerie e nelle fumetterie a partire dal 17 ottobre il nuovo ed attesissimo libro di Michele Rech, meglio conosciuto come Zerocalcare, il fumettista nato nell’ambiente di nicchia degli spazi occupati e dei fumetti militanti che oggi è arrivato alle oltre 40.000 copie vendute.
La casa editrice BAO Publishing, con cui l’autore ha già pubblicato diversi libri, ha reso note alcune anticipazioni: in questa graphic novel, che racconta di un’invasione di zombie a Rebibbia, per la prima volta non vedremo Zerocalcare nei panni di protagonista. Il ruolo è infatti affidato a “Secco”, l’amico e compagno di sventure reso famoso dalle strisce pubblicate sul web, che gioca a poker on line per “mestiere”.
Dopo aver raccontato se stesso attraverso piccoli ed esilaranti scorci di vita quotidiana con La profezia dell’armadillo e attraverso le storie pubblicate a puntate nel suo blog – poi raccolte nel volume Ogni maledetto lunedì su due – e dopo aver mescolato i generi del romanzo di formazione, del giallo e dell’autobiografismo in Un polpo alla gola, con Dodici “Zero” si sgancia dal realismo che lo ha caratterizzato e si lancia in un horror alla Walking Dead, ambientato nel quartiere in cui è cresciuto, senza però perdere quella sferzante ironia che lo ha reso famoso.
Dietro queste novità c’è probabilmente l’intento di svincolarsi dalle etichette che molti giornalisti gli hanno affibbiato, in primis quella di rappresentare un “manifesto generazionale”.
Zerocalcare, classe 1982, piace perché diverte, ma soprattutto – secondo molti – piace perché quelli della sua età si riconoscono in lui avendone condiviso le esperienze ed essendo cresciuti con gli stessi miti che lui fa rivivere nella pagina scritta e disegnata. Riesce a suscitare nostalgie e ricordi dal sapore anni ’80/’90: protagonisti dei cartoni animati giapponesi, del mondo della musica, dei videogiochi, dei film, e delle serie tv (che allora si chiamavano “telefilm”) popolano l’universo narrativo del fumettista. Più che mere rievocazioni nostalgiche si tratta di rappresentare personaggi reali o stereotipati, stati d’animo e valori universali.
Accanto al compagno di scuola trasformato nell’ “Uomo Marshmallows” degli Acchiappafantasmi, e a Blanka, personaggio del videogioco Street Fighter, compaiono puntualmente gli eroi dei cartoni giapponesi come Capitan Harlock o Ken il Guerriero per impersonare i modelli di comportamento da proporre ai più giovani.
L’identificazione tra i lettori e l’autore avviene perché appartengono entrambi a quella generazione di trentenni che però, come recita il titolo di una delle sue storie, “non possono dirsi trentenni”, in quanto non hanno un lavoro fisso e vivono in una eterna post-adolescenza.
“Trentenne si riferisce a una famiglia di grossi mammiferi con caratteristiche di maturità, emancipazione e stabilità, estinta da decenni, più o meno con l’entrata in vigore del pacchetto treu sul lavoro” (Zerocalcare) .
I trentenni sono coloro che, come il fumettista stesso, galleggiano nel mare della vita aggrappati ad una zattera dopo il naufragio del Titanic (per chi non avesse colto la metafora consiglio di leggere Ogni maledetto lunedì su due).
Ma Zc non è né vuole essere un autore generazionale. Può raccontare grandi eventi cui ha partecipato e che hanno segnato la storia del nostro paese – come il G8 di Genova (A.F.A.B.) – ma lungi dal porsi come manifesto dei trentenni italiani, molte delle sue storie prendono spunto da momenti apparentemente insignificanti tratti dal quotidiano, come fare la spesa.
Il suo è un “tipo il populismo del rancore quotidiano”, come afferma in una vignetta uno Zerocalcare di carta e inchiostro che si difende dalle definizioni troppo semplicistiche dei giornalisti. Attraverso i fumetti osserva il mondo con il suo personalissimo sguardo, autentico e mai banale, con una leggerezza calviniana che rende uniche le sue storie. Per dirla con le parole di Makkox, il famoso fumettista che ha avuto il merito di “scoprirlo” ed instradarlo verso il successo: “Zerocalcare è puro genio incontaminato, puro narratore, puro intrattenitore”.