Femen: quando la nudità diventa l’arma sbagliata

Le Femen sono sbarcate a Venezia per la 70 Mostra del Cinema, questa volta non per una manifestazione, ma per sostenere la presentazione (fuori concorso) del documentario ‘’Ukraine is not a brothel’’ (‘’ L’Ucraina non è un bordello’’), che racconta le dinamiche interne del movimento di protesta ucraino. Sbarcate al Lido vestite, una volta sul Red Carpet non hanno perso l’occasione di mostrare i loro corpi nudi e farsi fotografare dai media. Ulteriore dimostrazione della loro continua ricerca di scandalo e attenzione, non essendo in atto una protesta, ma un Festival che oltretutto promuove le loro azioni attraverso la presentazione del documentario.

Le donne iniziarono a combattere per i propri diritti già durante la Rivoluzione Francese. A quell’ epoca erano conosciute con il nome di Suffragette, antica denominazione delle attuali femministe. Elencare tutte le donne che hanno lottato nei secoli per l’ emancipazione sarebbe difficile, se non impossibile, meritando ognuna molto più di alcune semplici parole. Meriterebbero infatti che anche coloro che attualmente seguono le loro orme, continuassero questa battaglia con la stessa dignità, compostezza e serietà.

In una società in cui si può spiccare ed attirare l’attenzione solo attraverso lo scandalo, è emerso invece il movimento delle Femen, che attraverso le agguerrite proteste a seno nudo, azzera il lavoro delle femministe di tutti i tempi. ‘’ Tanto fumo e niente arrosto’’ per capirci:  le loro manifestazioni non hanno prodotto risultati concreti fino ad ora, non essendo riuscite a guadagnarsi la giusta credibilità.

Se da una parte si presentano come donne coraggiose e senza inibizioni,  pur combattendo principalmente per porre fine alla prostituzione, l’immagine diffusa dal loro movimento è quella di una donna che utilizza il proprio corpo per ottenere ciò che vuole. Alquanto contraddittorio. Il seno nudo è per le Femen una vera e propria arma, oltre ad essere il simbolo fondamentale delle loro azioni. Affermano inoltre di non mostrarsi nude per puro esibizionismo, ma esclusivamente per attirare l’attenzione e per suscitare reazioni a sorpresa e in questo hanno decisamente grande successo. Sono infatti conosciute principalmente per la loro bellezza e per i loro corpi e meno per i loro ideali. Questo rende le loro proteste deboli e rafforzano involontariamente e subdolamente l’opposizione maschilista.

Prima di combattere contro la religione, la dittatura ed il patriarcato, è necessario tutelare e difendere la propria dignità di donna, non esponendo il proprio corpo, come fosse un oggetto da esibire e utilizzare. Protestare nude non è simbolo di libertà, contrariamente a quello che vogliono trasmettere attraverso la grinta che fondamentalmente c’è, ma spogliandosi portano l’emancipazione della donna dieci passi indietro.

Fortunatamente l’indipendenza delle donne non è mai stata legata alla nudità e femministe come Elle Johnson Sirleaf, Shirin Neshat, Anna Maria Mozzoni, Malika Hamidi ( come loro molte altre ) non hanno mai avuto la necessità di denudarsi per far sentire la propria voce. Hanno apportato dei cambiamenti concreti ricevendo premi e onorificenze grazie alle loro voci e menti, uniche armi necessarie in questa battaglia.

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