Costa Concordia: il recupero del relitto diventa uno show

Passerà alla storia come il più grande recupero navale di sempre, visto che la balena d’acciaio, come ormai definita dai media, è lunga 300 metri e pesante 114mila tonnellate. La Costa Concordia, che in una sciagurata manovra ordinata dal comandante Francesco Schettino il 13 gennaio 2012 si incagliò davanti all’isola del Giglio, il 16 settembre sarà ruotata e rimessa in verticale.

Gli abitanti dell’isola ancora ricordano i rumori di quella sera e la nave che all’improvviso si ferma, immobile, vicino alla costa. Lentamente, come cullata dalle onde, inizia ad oscillare e ad inclinarsi. Al primo impatto con l’acqua gelida le luci si spengono e la nave sembra come risucchiata da un enorme buco nero; dopo qualche minuto si accendono le luci di emergenza, che mostrano l’imbarcazione in una posizione innaturale, come se stanca di tanti viaggi, avesse deciso di riposarsi usando quegli scogli come cuscini. Si sentono urla, acutissime, di terrore. Dalle loro case i residenti dell’isola del Giglio assistono increduli alla scena. Ma è un attimo, c’è da procurarsi medicinali, coperte, indumenti, per soccorrere i passeggeri della nave. E non sono pochi, perché quella non è un’imbarcazione come tante, ma è una delle più grandi navi da crociera del mondo. Abbandonati dalla maggioranza degli ufficiali presenti a bordo, i primi a lasciare la Concordia, i passeggeri si aiutarono vicendevolmente, ma non fu sufficiente. Moriranno 32 persone.

La gigantesca nave da crociera è, ormai, adagiata in modo quasi surreale sui fondali dell’Isola del Giglio da 26 mesi. Dal giorno di quel tragico incidente si è lavorato assiduamente per predisporne il recupero. Già nel mese di febbraio del 2012, per evitare un irrimediabile disastro ambientale, la Costa crociera ha proceduto ad una delicatissima operazione, quella del recupero del carburante (2.100 tonnellate di carburante dai 17 serbatoi della nave). Per queste operazioni è stata utilizzata la tecnologia innovativa chiamata “hot tap”, con la quale si preleva il carburante e si introduce contemporaneamente acqua in sostituzione di esso, per mantenere la stabilità della nave. Da allora si lavora senza sosta per un’altra operazione, ancor più complessa: la rimozione del relitto, ad opera della società Titan Salvage e del suo partner italiano, Micoperi.

La protezione civile ha diramato un comunicato nel quale si legge che le operazioni avranno inizio lunedì alle ore 6 del mattino, condizioni climatiche permettendo. Operazione chiamata, tecnicamente, ribaltamento (o parbuckling), utilizzata in passato soprattutto per recuperare navi da guerra, come la USS Oklahoma, affondata durante l’attacco di Pearl Harbor nel 1941 e che consta di 4 fasi.

La prima consiste nell’ancoraggio e stabilizzazione del relitto al fine di evitare eventuali scivolamenti o inabissamenti. La stabilizzazione avviene per mezzo di un sistema di ancoraggio costituito da 4 elementi sommersi (anchor block) fissati al fondale sottomarino tra il relitto e la costa e in posizione centrale rispetto al relitto stesso. La seconda nella costruzione di 12 torrette di ritenuta che serviranno nella fase di ribaltamento. Sulle sommità delle torri sono posti martinetti idraulici controllati singolarmente al computer, da dove partono dei cavi collegati a loro volta a delle catene, che passando al di sotto dello scafo vanno ad agganciarsi al lato sinistro del relitto. La terza fase consiste nella costruzione del fondo artificiale su cui poserà la nave. Si provvederà al posizionamento di sacchi (grout bags) che verranno poi riempiti di cemento per riempire il vuoto tra i due speroni di roccia, una a poppa e uno a prora, dove attualmente appoggia il relitto, al fine di creare una base d’appoggio stabile per lo scafo. Dopo aver posizionato i sacchi di cemento verranno fissate le piattaforme, 3 di grandi dimensioni e 3 più piccole. Una volta preparato il falso fondale, per mezzo della gru della Micoperi vengono installati 15 cassoni di galleggiamento sul lato sinistro del relitto. I cassoni verrano, successivamente, saldati al relitto. Si agirà mediante martinetti idraulici (strand jacks) che metteranno in tensione cavi di acciaio fissati alla sommità dei 9 cassoni centrali ed alle piattaforme sulle quali andrà ad appoggiare il relitto dopo il suo raddrizzamento. Nella quarta ed ultima fase vengono posizionati altri 15 cassoni di galleggiamento sul lato destro (starboard) del relitto, che serviranno per il rigalleggiamento. Porcellacchia, responsabile delle operazioni, sottolinea anche come siano state «fabbricate 30 mila tonnellate di acciaio» per costruire la struttura che dovrebbe consentire il raddrizzamento della nave da crociera e che all’opera lavorano da mesi più di 500 persone, per un costo che supererà i 600 milioni di euro, tutte a carico della società Costa Crociere e assicurazioni.

Un’operazione che per la sua complessità potrebbe impiegare dalle 12 ore a qualche giorno. Al termine, la nave poggerà a una profondità di 30 metri e potranno partire a quel punto le manovre per lo svuotamento dall’acqua, grazie alle quali la Concordia riprenderà a galleggiare e potrà essere trasportata ai cantieri, probabilmente a Piombino, dove è previsto il suo smantellamento. Ma per questo ci sarà da aspettare almeno fino alla primavera prossima.
Mentre non destra preoccupazioni eccessiva la possibilità che lo scafo si spacchi, molto più delicata è la questione ambientale. L’incognita è infatti la sorte dei tanti veleni ancora contenuti dentro la nave che potrebbero riversarsi in mare danneggiando gravemente l’ecosistema. Il capo della protezione civile, Gabrieli, assicura che non dovrebbero esserci problemi al riguardo, dal momento che fin dai primi giorni è operativo il piano antinquinamento locale della Capitaneria di Porto.

È stato stimato che il volume complessivo di acqua presente nel relitto è pari a circa 236.000 metri cubi e la quantità di acqua che si ritiene fuoriuscirà è stata valutata in circa 80.000 metri cubi. A tal fine, prima dell’avvio della fase di parbuckling, tutte le aperture accessibili sul lato di sinistra della nave sono state dotate di griglie, che ridurranno, per quanto possibile, l’eventuale fuoriuscita di materiali dal relitto. Tuttavia, una certa quantità di acque è previsto che fuoriesca durante la fase di rotazione della nave Costa Concordia. Per il recupero degli sversamenti di idrocarburi e delle altre sostanze saranno posizionate panne antinquinamento, reti e barriere. È quindi tutto pronto. Da lunedì si darà il via a quello che si spera sia l’ultimo atto dello show della nave incagliata.

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