Disoccupazione giovanile mai così alta in Italia

I dati diffusi in questi giorni dall’Istat parlano chiaro e sono tragici: la disoccupazione giovanile, cioè tra gli under 35, conta un milione di persone in più in un periodo di appena tre anni, dal 2010 al 2013. Soprattutto tra 25 e i 34 anni si registrano enormi difficoltà nel trovare un lavoro in modo particolare per i giovani uomini del sud Italia. Per le donne invece si registra un calo meno consistente poiché si partiva da un dato già basso (34,2 % contro il 33,3% di ora).

In Italia le cause sono diverse e da rintracciarsi in parte nella crisi economica che attanaglia da diversi anni tutti i Paesi e che causa la chiusura di molte aziende con conseguenti licenziamenti, dall’altro il blocco del turn over nella pubblica amministrazione che non permette nuove assunzioni oltre alla riforma pensionistica che costringe tutti a rimanere a lavoro più a lungo.

I numerosi appelli per arginare il fenomeno e trovare soluzioni serie e sostanziali anche da importanti esponenti dell’Unione Europea sono caduti nel vuoto. Sebbene non si perda occasione per sottolineare come i giovani esclusi dal mercato del lavoro in quella che è un’età per definizione particolarmente attiva, i provvedimenti messi in atto dalla politica europea e italiana restano non soddisfacenti e miopi.

Conseguenze del fenomeno e dell’incuranza dei Governi sono i disordini sociali che attraversano l’Europa con manifestazioni più o meno pacifiche di giovani che combattono per i loro diritti. Oltre che una minore fiducia nelle istituzioni e sono meno attivi nei partiti politici e nel volontariato, come è emerso da un rapporto di EUROFUND (Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro).

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