Mucche, latte e tecnologia. Il futuro del farm-to-table movement?

Si chiama South Mountain Creamery ed è situata nello Stato del Maryland. Dal 2001 questa azienda si occupa della distribuzione di latte, pane e uova fresche a una media di 7000 famiglie. Il suo successo? “La rapidità con cui i prodotti lasciano la fattoria e raggiungono le abitazioni dei clienti” – assicura il General Manager Peter Lee.

Una velocità dovuta soprattutto alle numerose innovazioni tecnologiche introdotte nel lavoro di tutti i giorni, al fine di rendere al passo coi tempi un’attività radicata nella tradizione agricola. I proprietari dell’azienda di Middletown non si sono fatti mancare davvero nulla, dai robot per la mungitura al software per la mappatura delle linee di distribuzione.

Alla South Mountain Creamery, infatti, ogni giorno appositi macchinari si occupano “autonomamente” di mungere all’incirca due dozzine di mucche. Utilizzando la tecnologia laser stabiliscono qual è il momento giusto per la mungitura e l’intero processo avviene senza la necessità di controllo da parte di un operatore. In definitiva, l’unico intervento umano rimane quello della raccolta delle bottiglie di latte, peraltro già raffreddate in macchina.

Negli oltre dieci anni di attività dell’azienda il parco clienti è molto cresciuto: sono ormai lontani i tempi in cui un solo Ford Explorer forniva il latte a 13 famiglie della zona. Oggi la distribuzione avviene con l’ausilio di 25 furgoni, che percorrono ben 80 direttrici. Per rendere questo processo più efficiente, la South Mountain Creamery si affida a un software della Roadnet Technologies, che definisce le rotte e le tappe della distribuzione attraverso la costruzione di mappe colorate, che cambiano automaticamente in caso di cancellazione o modifica dell’ordine da parte del cliente.

Una scelta all’avanguardia quella di South Mountain Creamery, certo, ma anche una necessità per le aziende agricole che vogliono sopravvivere senza essere schiacciate dalla grande distribuzione. Una speranza per quello che negli Stati Uniti si chiama farm-to-table movement, costituito da produttori locali che si occupano, appunto, di distribuzione “dalla fattoria alla tavola”.

Promosso da numerose aziende agricole e da catene di ristorazione, il movimento è nato e cresciuto nel corso degli ultimi anni soprattutto grazie alla presa di coscienza degli americani, sempre più consapevoli dei pesanti processi di manipolazione genetica degli alimenti. Oggi più che mai, infatti, secondo i consumatori un servizio di consegna a domicilio con prodotti freschi di produzione locale risulta conveniente sia dal punto di vista culinario, sia in termini di risparmio economico e di rispetto dell’ambiente.

In questo panorama, sembra proprio che il futuro del farm-to-table business dovrà necessariamente giocarsi sul giusto connubio tra qualità, tradizione e innovazione. O almeno così ci insegna l’esperienza di South Mountain Creamery.

[Fonte: The Washington Post]

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