Sei mesi di Papa Francesco

“Cercare la propria felicità nell’avere cose materiali è un modo sicuro per non essere felici”. Questo l’ultimo Tweet di Papa Francesco, il papa che ha saputo integrare passato e presente, esigenze cristiane (non solo cattoliche) e realtà quotidiane. Il suo pontificato ha compiuto sei mesi, un traguardo che significa molte cose: in questo arco di tempo, poco a ben vedere, è riuscito laddove altri prima di lui (vedi, l’ora, Papa Emerito Benedetto XVI) avevano faticato, ovvero a rinvigorire la Chiesa Cattolica nella sua essenza più antica.

Rinvigorire poichè ha riavvicinato i giovani, tanti, tantissimi a Rio de Janeiro e con il suo atteggiamento, con le parole, ha fatto rialzare l’indice di gradimento nei confronti del Vaticano (che dopo le bufere di Vatileaks si trovava in acque ancora agitate al momento del Conclave)e unire i fedeli di tutto il mondo. La veglia organizzata contro la guerra in Siria ha dimostrato che la Chiesa di Roma può ritornare ad essere guida per i suoi fedeli sparsi per tutto il globo e a farsi mediatrice, dialogante con religioni differenti.

Padre Lombardi, portavoce del Vaticano, spiega che dietro all’affetto dei fedeli, spera si celi qualcosa in più perchè dice: “Il Papa insiste moltissimo su un Dio che ama, un Dio di misericordia, un Dio sempre pronto a perdonare, che si rivolge a lui con umiltà. E con questo, mi pare che tocchi l’uomo in profondità – l’uomo, le donne del nostro tempo – che lui sa quanto spesso siano feriti”. Un papa aperto all’ascolto e pronto alla risposta, molto seguito, che attira sempre molte presenze non solo all’angelus domenicale.

Sorriso spontaneo, gesti delicati, sguardo attento a chi gli rivolge una preghiera, umiltà, le qualità che più risaltano del primo papa non europeo. Francesco però è anche un riformatore. Ha nominato nuovo segretario di Stato il mons. Pietro Parolin al posto del cardinale Bertone, in attesa di attuare cambiamenti previsti per lo Ior. Anche se solo all’inizio, risulta chiara l’intenzione di ricreare una Chiesa più libera dalle aspirazioni materiali e meno intransigente (vedi frasi pronuniciate sui gay), più umana. Ecco, il Papa dei nostri giorni ha deciso di essere umano, non solo capo della Chiesa e rappresentante di Dio, ma voce dei deboli, degli ultimi, dei senza voce, ma anche della gente comune.

E allora succede che in diretta tv, lo si veda salire sull’aereo solo con una valigia porta documenti, che ci giunga notizia che telefoni a sconosciuti in diverse parti del mondo rispondendo alle loro lettere; che decida di rinunciare alla scorta saltuariamente; che rinunci alle lunghe ferie a Castel Gandolfo; che faccia la lavanda dei piedi a due ragazze musulmane; che stupisca persino il suo portavoce, Padre Lombardi; che si rechi a Lampedusa pregando per i morti e per i vivi, accendendo i riflettori su un’isola che sembra dimenticata da tutti; che scenda dalla papamobile per baciare i bambini e accarezzare i malati. O che twitti con frequenza.

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