La nave Concordia si rialza e porta via i turisti

La nave è ora di nuovo in piedi e porterà via i suoi turisti. Purtroppo non gli stessi che un anno e mezzo fa si imbarcavano per trascorrervi giorni di piacevole relax. Amaro e paradossale destino quello dei passeggeri della Costa Concordia. Credersi dei normali turisti in crociera, e ritrovarsi ad essere protagonisti di una storia che ha invertito verso loro stessi, la rotta di flotte di turisti affamati di curiosità. Ma perché tutta questa gente, invece di concedersi una vacanza sulle vicine e bellissime isole dell’arcipelago toscano, focalizza la propria attenzione su un relitto, che oggettivamente ha perso molto dell’originaria bellezza? Difficile pensare che ciascuno di questi “macabri” visitatori, come sono stati ripetutamente appellati dai media, sia un appassionato di modellismo navale e tradizioni marinare.

In realtà, di navi e transatlantici ingoiati dall’acqua ne sono piene le pagine dei giornali, oltre che i fondali. Valgano per tutti nomi come Titanic, Andrea Doria e Moby Prince. Tutte queste imbarcazioni affondarono in mare e tutto quello che gli si è potuto dedicare nel corso degli anni sono state pellicole cinematografiche, canzoni e documentari. La Costa Concordia no. È semi-affondata sugli scogli dell’Isola del Giglio e così gli si è potuta dedicare perfino la “vista Concordia” offerta da alcuni alberghi e ristoranti.

E checché se ne dica e dicano loro stessi, i primi a beneficiarne economicamente sono i proprietari dei servizi turistici e delle infrastrutture, dove questi turisti noir alloggiano e si sfamano. L’isola del Giglio ha una modesta estensione terrena, e prima del gennaio 2012 non possedeva alcuna attrazione turistica, se non la bellezza naturale della vegetazione. Pensate che il boom di incassi che ha stordito l’economia di questa piccola isola, ha reso necessario un convegno di economisti e società alberghiere, tenutosi nel marzo del 2012 a Barcellona, per mettere a punto strategie di gestione, da attuare rapidamente in casi di incidenti simili e non prevedibili, per evitare improvvisate e dissipanti soluzioni di marketing.

Il fatto che al mondo esistano musei di mummie e brandelli cadaverici, dovrebbe rendere evidente che la curiosità dell’essere umano non si arresti davanti a nulla. La questione diventa però molto più cruenta, (chissà perché poi) quando non si parla di morti centenari, ma di persone che hanno da poco perso la vita. Nei giorni immediatamente successivi alla tragedia, 1080 persone hanno visitato l’isola del Giglio, quando ancora non si conosceva il numero esatto dei deceduti e diversi erano i dispersi. Stesso pellegrinaggio di curiosità che ha invaso città come Avetrana, Perugia, Brembate di Sopra, Novi Ligure, Erba e Garlasco.

Alcuni imputano la responsabilità alla sponsorizzazione di questi avvenimenti. I media, infatti, non si limitano a riportare la notizia per semplice diritto di cronaca, ma bombardano i propri fruitori con aggiornamenti continui, interviste speciali, inchieste e sopralluoghi, passando per plastici in scala che perfino la Mattel si sognerebbe. La notizia rimbalza come una pallina da tennis da rete a rete, da telegiornali a programmi pomeridiani che dovrebbero essere d’intrattenimento leggero per idiomatiche casalinghe di Voghera.

È come chiedersi perché l’horror tanto ci affascina, se poi la notte ci fa fare brutti sogni. È il gusto del proibito? I mass media riprendono e fotografano per vendere, per l’industria giornalistica e non, per i soldi. I non addetti ai lavori curiosano per attrazione inconscia. La curiosità fa crescere, è correlato all’evoluzione. È come quando si ordina ad un bambino di non toccare qualcosa, anche se gli si spiega che potrebbe nuocergli? Vale lo stesso discorso biblico per cui Adamo mangiò la mela che lo avrebbe portato alla lontananza divina?

Non ci arroghiamo certamente il diritto di fermare quella che è una normale reazione dell’essere umano di voler toccare con mano e fare esperienza, perché il potere della curiosità è inarrestabile. Ma ciò che ci contraddistingue dagli animali è l’essere responsabili e la responsabilità si crea con il giusto mix di coscienza e paletti. Se si fosse voluto bloccare determinati turismi, sarebbe stato possibile, ma si sarebbero persi dei capitali. La Costa Concordia ora è di nuovo in asse, e dopo una sosta di quasi due anni riprenderà il suo viaggio via dall’Isola del Giglio, fin quando non ci sarà più niente da fotografare se non il mare.
Spariranno tutte le telecamere. O forse no. Probabilmente sarà un film romanzato, come accade spesso, a riaccendere i riflettori, e gli incassi, per qualche momento ancora.

[Fonte immagine: Panorama.it]

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