Samantha Geimer:”Vi racconto quella notte in cui Polanski abusò di me”

Samantha Geimer ha preso la sua decisione: è arrivato il momento di dire la verità. La sua verità. Quasi trentasette anni dopo quella maledetta notte in cui il regista Roman Polanski abusò di lei, ha voluto rompere il silenzio con un libro: The Girl: A Life in the Shadow of Roman Polanski, uscito il 18 settembre scorso. In copertina c’è la foto che il regista le scattò qualche settimana prima dello scandalo che avrebbe cambiato per sempre le loro vite. Una copertina che svela il tentativo della Geimer di “recuperare la sua storia“, dimostrando alla gente che dietro quel volto, dietro quegli occhi c’era un’identità ben precisa e diversa da quella stereotipata di “the girl, la ragazza vittima dello stupro” che i media le hanno da subito attribuito. “Sono molto più di questo“, ha dichiarato. “I miei amici alle medie venivano rimproverati dai genitori, dovevano stare lontani da quella ragazza“. Oggi Samantha ha deciso di venire fuori dal buio in cui è stata costretta a rinchiudersi e di raccontarsi senza rabbia per tentare di strappare quelle fastidiose etichette che le erano state cucite addosso, perseguitandola per tutta la vita, e “raccontare la mia vera identità di donna”.

Era il 1977, Samantha aveva tredici anni e come molte ragazzine della sua età aveva un sogno: recitare. Anche la madre di Samantha aveva rincorso la chimera del cinema, tanto da trasferirsi con le due figlie dalla periferia industriale della Pennsylvania a Los Angeles alla ricerca dell’audizione che potesse rivoluzionare il suo futuro. La richiesta del regista di scattare alcune fotografie alla figlia Samantha l’aveva lusingata. Quel che la giovane aveva taciuto alla madre, dopo il primo incontro, fu che Roman le aveva chiesto di posare a seno nudo: “Pensai a Brooke Shields e Jodie Foster e accettai”.

Il regista la portò nella villa di Jack Nicholson, questa volta con la scusa di farle delle foto per l’edizione francese di Vogue. Il suo reale intento era abusare di lei dopo averle fatto assumere alcool e droghe. Ricorda di aver ripetutamente detto che non voleva, ma di non aver opposto resistenza fisica:”Perché combattere?“, scrive, in quel momento desiderava solo che tutto finisse più velocemente possibile. Sul suo diario impresse il ricordo indelebile di quella notte: “Io ho avuto le mie foto, scattate da Polanski, e lui mi ha stuprato“. Le fotografie, in bianco e nero, realmente scattate dal regista, sono inserite nel libro che Samantha ha scritto con l’aiuto del suo avvocato.

Forse quegli istanti non le erano ancora sembrati un crimine. Era convita che potessero portare un po’ di notorietà a lei, un’adolescente catapultata in quel vortice illusorio del successo che era Hollywood negli anni ’70. Ancora oggi sembra non serbare particolare rancore verso il regista franco-polacco. È probabile che non lo abbia mai odiato per averle sottratto l’identità che ha provato lentamente a ricostruirsi perché “non tutti lo capiranno, ma non ho mai pensato che volesse farmi del male, voleva che mi piacesse“.

Nel libro emerge anche il rammarico della donna per la giustizia americana: “Finii nella trappola di quel mostro a due teste che è il sistema della giustizia criminale californiana, con i suoi attori corrotti interessati solo a farsi pubblicità” denunciando così di non aver mai ricevuto alcun sostegno.

Lei non è diventata attrice. Lui fu condannato e decise di fuggire per non essere incarcerato. Prima a Londra, poi a Parigi. In Francia ha trovato la sua nuova patria e la donna della sua vita, “il mio migliore lavoro di casting, la cosa più bella che potesse succedermi“, l’attrice Emmanuelle Seigner. Poi l’arresto quattro anni fa, nove settimane di carcere e otto mesi di domiciliari scontati in Svizzera. Ora è di nuovo libero. Samantha Geimer la sua libertà la sta ancora cercando.

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