“Peppino” Reina, guanti d’oro a difesa della porta azzurra

Diciamoci la verità. Quando il Napoli era vicino all’acquisto di Julio Cesar c’era un’intera piazza a fare il tifo per la riuscita di questo matrimonio. Il brasiliano però rifiutò e quindi gli azzurri optarono per Pepe Reina, spagnolo della “scuderia Benitez” accolto quasi nell’indifferenza generale. Indifferenza per un portiere mai sopra le righe, per un giocatore che ha sempre preferito il campo ai microfoni e che, ogni tanto, ha avuto qualche amnesia in campo pagata a caro prezzo. Nelle gare in cui non è stato un muro invalicabile Reina ha sempre alzato la mano, chiesto scusa, tornando ad allenarsi con tanta determinazione.

In questo avvio di stagione è stata proprio questa determinazione a convincere il San Paolo che gli ha subito tolto di dosso l’etichetta di raccomandato. Da qui alla “beatificazione” il passo è stato breve. È bastato tuffarsi dalla parte giusta, nella partita giusta con l’avversario giusto. IL sessantesimo minuto di Milan-Napoli (gara vinta poi 2-1 dai partenopei) ha cambiato il campionato di Reina, entrato nella storia per aver neutralizzato un calcio di rigore a Balotelli, un cecchino che di rigori non ne aveva mai sbagliati prima. Lo spagnolo, con la freddezza degna di un chirurgo, è rimasto in piedi fino all’ultimo secondo, intuendo poi la direzione del tiro.

Anche l’esperienza ha un certo peso nel momento in cui si è da soli contro un avversario, e quando giochi sette anni ad Anfield , collezioni semifinali e finali di Champions, una Coppa di Lega, una Community Shield, la vecchia Supercoppa Europea ed una Coppa d’Inghilterra l’ultima cosa che può spaventarti in campo è qualcuno che batte un rigore. Un piccolo saggio della sua abilità nel neutralizzare i tiri dagli undici metri l’aveva dato nell’amichevole estiva contro l’Arsenal, quando parò un rigore al tedesco Podolski.

L’Italia l’ha capito con qualche mese di ritardo, forse perché ci si aspettava una figurina, un trentunenne arrivato in serie A a svernare negli ultimi anni di carriera. Ma Reina si è presentato con la fame di chi ancora non ha vinto nulla e con la voglia di un esordiente. È arrivato in prestito, si è fatto pochi problemi senza pensare al futuro, accettando anche la concorrenza del valido Rafael come ulteriore stimolo. San Siro, vittoria esclusa, ha dato una nuova luce al numero uno del Napoli , riportandolo anche sul taccuino di Vicente Del Bosque. Dall’Inghilterra Julio Cesar, ancora relegato nella seconda divisione col QPR, farebbe carte false per approdare al San Paolo. Intanto però San “Peppino” Reina si gode il suo momento magico, consapevole del fatto che in questo sport, e nel suo ruolo in particolare, basta un errore per tornare nel girone dei condannati.

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