L’ecosistema imprenditoriale italiano soffre evidentemente di numerosi problemi burocratici e fiscali, ai quali si aggiungono quelli di natura congiunturale causati dal calo della domanda che si riflette negativamente sulle produzioni industriali.
Molti imprenditori italiani optano per la delocalizzazione, cioè lo spostamento parziale o totale delle fasi del processo produttivo con lo scopo di acquisire nuove quote di mercato. A Chiasso, comune svizzero situato a pochi chilometri dal confine con l’Italia, è stata lanciata l’iniziativa Benvenuta impresa, che invita gli imprenditori italiani ad aprire nuove attività nel Canton Ticino perché nel nostro paese non sussistono più le condizioni per aprire e portare avanti un azienda. In pochissimi giorni, già 900 persone hanno fatto domanda per aprire una propria impresa.
Un aspetto che fa riscuotere un grande successo a questa iniziativa è sicuramente il diverso modo di intendere la società, oltre al sistema fiscale e burocratico svizzero. L’Iva, che in Italia si appresta a raggiungere il 22%, in Svizzera è all’8%, circa 14 punti in meno. La pressione fiscale è la metà di quella italiana, la burocrazia è decisamente più snella e lo Stato garantisce un assegno di disoccupazione. La Confederazione Elvetica si è dotata di una burocrazia che agevola i cittadini: ad esempio per aprire un’attività in Svizzera ci vogliono due settimane per iscriversi al registro del commercio e un giorno per l’immatricolazione di un veicolo.
Il Belpaese non riesce a mantenere il passo del paese elvetico; la disoccupazione, l’eccessiva pressione fiscale, il crollo della domanda di beni e l’ingente debito pubblico sono una zavorra per l’economia italiana e per le aziende, che non riescono ad immaginare un futuro positivo all’interno dei confini nazionali.