Evoluzione umana al capolinea: abbiamo finito di crescere?

”Siamo l’unica specie ad aver messo un freno alla selezione naturale di nostra spontanea volontà.”

L’affermazione che ha scatenato un focoso dibattito tra biologi e antropologi, appartiene a Sir David Attenborough, divulgatore scientifico britannico, che in un’intervista a Radio Times, ha espresso una tesi dal carattere profetico, riguardante la futura evoluzione dell’uomo. Secondo il naturalista, l’uomo ha smesso di evolversi in termini fisici, essendo ora in grado di allevare e far sopravvivere anche la più debole delle specie viventi. Questo perfezionamento delle capacità umane ha portato però ad un arresto della selezione naturale, strettamente legata secondo Attenborough all’evoluzione.

D’altra parte, il corso evolutivo dell’uomo non è legato soltanto alla speciazione e quindi ad un processo di carattere naturale. Ci sono infatti diversi aspetti che devono essere presi in considerazione: la cultura, la società, l’economia e l’ambiente giocano ruoli fondamentali nell’evoluzione umana. Soprattutto i cambiamenti climatici, rischiano di apportare innumerevoli squilibri alla vita sul pianeta. Il progresso tecnologico e scientifico in particolare, ha ridotto notevolmente l’efficacia della selezione naturale e infatti, se in passato soltanto gli individui più forti sopravvivevano alle condizioni avverse, oggi tutto questo non vale più.

Attenborough, cosciente del fatto che la cultura ha un ruolo determinante nel processo evolutivo, però non si allarma: fermare la selezione naturale non risulta poi tanto importante o deprimente. Questo lo porta a collocare l’attuale situazione evolutiva in una zona neutrale, per così dire, a differenza degli altri scienziati. Infatti, mentre Sir David sostiene che nel processo evolutivo, le cose hanno smesso di migliorare o peggiorare, altri si schierano ai poli opposti: c’è chi sostiene, come Peter Ward, paleontologo e astrobiologo, un incremento dell’evoluzione, grazie alla diversità degli ecosistemi colonizzati, ai cambiamenti delle condizioni di vita e all’aumento dei flussi migratori, che hanno apportato una notevole variazione della specie. C’è chi invece la vede in maniera decisamente negativa, sostenendo addirittura un’evoluzione genetica che procede in direzione contraria, a causa di una vita troppo sedentaria.

Qualcuno afferma il processo involutivo, rafforzato da un esempio decisamente coraggioso. C’è infatti chi pensa che se i genitori meno intelligenti, facessero più figli rispetto a quelli dotati di un’intelligenza maggiore, la selezione naturale potrebbe andare a loro sfavore. Non è detto però che l’intelligenza generi intelligenza, come non è possibile accertare senza ombra di dubbio il quoziente intellettivo di sette miliardi di persone.

L’era de ‘il più forte sopravvive’ dovrebbe essere superata già da un po’. Ma è risaputo, l’uomo conserva ancora, nonostante il progresso e la nomina di homo sapiens che ha conquistato, un lieve istinto animale. La definizione di evoluzione, per quanto riguarda la nostra specie, non va esattamente di pari passo con la selezione naturale. Se l’uomo del futuro sarà uguale ad oggi o se l’evoluzione seguirà il suo corso è ancora da vedere. Quel che è certo è che il dibattito si prolungherà notevolmente e dato che i punti comuni sono relativamente pochi, chi vivrà vedrà.

[FONTE: La Repubblica]

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