Dopo la pubblicazione dei dati Ocse, secondo l’opinione del Ministro del Lavoro, gli italiani sarebbero difficili da occupare.
Stanziare cinquecento milioni di euro non sembra sufficiente quando lo stesso Ministro, dopo aver commentato amaramente i dati, non propone una soluzione concreta così come hanno fatto notare i sindacati, come la Cgil che attraverso le parole del segretario confederale Elena Lattuada, critica : “C’è anche un problema di risorse destinate alla formazione che ancora l’anno scorso sono state sottratte ai fondi professionali per coprire gli ammortizzatori. Colpisce che il ministro oltre a ricordare questa situazione impietosa non suggerisca una soluzione e un percorso da seguire”. Se da un lato le parole di Giovannini si vanno ad aggiungere a quelle di altri ministri che in passato si erano riferiti ai giovani ridicolizzando una situazione imbarazzante, creata negli anni da politiche poco attente all’occupazione giovanile (si parla dei choosy bamboccioni), dall’altro accendono l’attenzione su un’altra situazione mal gestita dalla politica italiana: la Scuola con le sue riforme impossibili da gestire.
I dati raccolti dall’Ocse ci vedono ultimi in fatto di conoscenze di base e penultimi per competenze matematiche (non che la Spagna e la Francia facciano bella figura). La ricerca è stata condotta su centosessantaseimila persone tra i sedici e i sessantacinque anni in ventiquattro Paesi del mondo sviluppato.
Leggere e scrivere, risolvere problemi e utilizzare la tecnologia: le quattro componenti che determinano l’occupabilità e che sono state messe al centro dello studio. Se non si investe sul capitale umano, i risultati sono questi e ciò dimostra che qualcosa non funziona perfettamente nella Scuola italiana come nel sistema di finanziamenti e accessibilità al credito. Le tre chiavi di volta per aprire le porte del mondo del lavoro sono queste: attendiamo risposte e soluzioni concrete, non solo i finanziamenti.