La vita di Donatella Versace diventa un film-tv: ‘è una fiction’

Una famiglia e un’azienda tutta made in Italy quella raccontata dal tv-movie “House of Versace”. Il film, andato in onda il 5 ottobre sul canale statunitense Lifetime, si propone come storia vera, che narra le vicende della più famosa casa di moda italiana: Versace appunto. La produzione, interamente canadese, si concentra però in particolare sulla figura della signora della moda, Donatella Versace, la quale però non ha gradito la narrazione e l’ha etichettata come “fiction”.

Il film infatti è tratto dal libro del 2010 “House of Versace: the Untold Story of Genius, Murder and Survival” scritto dalla reporter del Wall Street Journal Deborah Ball. Né il libro né tanto meno il film sono mai stati autorizzati dalla famiglia Versace come spiegano i portavoce dell’azienda ad una richiesta di commento sul tv-movie da parte di un inviato del Women’s Wear Daily. La casa di moda definisce il film “una totale invenzione” e invita invece a vedere il documentario “Versace: beyond the headlines” che verrà trasmesso da Lifetime in coda al film.

Dagli Stati Uniti però prendono la bocciatura del film da parte della signora Versace come un motivo in più per guardarlo,come una pubblicità inaspettata. L’azienda di moda ha infatti tutte le ragioni per rinnegare il film che tratta temi molto scottanti e dolorosi per casa Versace. Si sofferma poco sulla grandiosità di partire dal nulla nella sartoria della madre a Reggio Calabria del giovane Gianni ma mostra da subito feste sfrenate e successo. Sottolinea lo strettissimo legame tra Gianni e Donatella ma anche i loro continui litigi fino all’ultimo poco prima dell’uccisione del fondatore dell’impero nel 1997 a Miami. Da quel momento il film mostra lo strazio della famiglia e in particolare di Donatella che dovrà gestire la parte creativa dell’azienda, ereditata per il 50% dalla figlia Allegra; è proprio ad un anno di distanza dalla morte del fratello che Donatella firmerà la sua prima collezione. La signora combatterà negli anni successivi tra la dipendenza dalla droga, da lei riconosciuta esplicitamente, e la probabile bancarotta dell’azienda.

Ad essere invece entusiasta del risultato del progetto è l’attrice protagonista Gina Gershon che all’inizio aveva rifiutato la parte, in quanto non voleva diventare caricatura di un personaggio cosi complesso. A convincerla è stata la sceneggiatura di Rama Stagner che a suo parere analizza profondamente il personaggio e il dramma familiare. Alla domanda su come si sia preparata per interpretare Donatella Versace, l’attrice risponde che ha lavorato tantissimo sull’accento italiano ascoltando molte registrazioni della stilista; più difficile invece è stato per lei abituarsi a portare tacchi vertiginosi tutto il giorno, da sempre tratto distintivo assieme alla chioma dorata della signora Versace.

La regia è firmata da Sara Sugarman e la produzione ha un cast importante oltre Gina Gershon; Enrico Colantoni, dai telefili ricordato come il papà di Veronica Mars, interpreta egregiamente Gianni Versace. Colm Feore, famoso attore canadese è Santo Versace, il terzo fratello e presidente dell’azienda, mentre Zia Lucia è resa dal grande ritorno della sex-symbol hollywoodiana Raquel Welch.

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