Carceri: tra sovraffollamento e soluzioni

Il Presidente della Repubblica ha inviato un messaggio alle Camere chiedendo provvedimenti urgenti per risolvere la triste situazione di sovraffollamento delle carceri italiane. Proponendo sia l’amnistia, ovvero la rinuncia da parte dello Stato a perseguire alcuni reati, che l’indulto, cioè un annullamento della pena.
Entrambe le soluzioni hanno scatenato un acceso dibattito sia all’interno del Parlamento che fuori. Si discute su quali reati includere, quali escludere, se devono riguardare Berlusconi o no…

Mentre da destra e da esponenti del governo, i pareri sono invece favorevoli alle proposte di Napolitano, da più parti sono state proposte alternative, quali la cancellazione della legge Bossi- Fini e la modifica della legge Fini- Giovanardi. Che, come sottolinea Pippo Civati “non sarà facile con lo stesso esponente nella maggioranza filogovernativa”. Renzi si è dichiarato contrario alle soluzioni proposte dal Colle. C’è anche chi propone di rendere agibili altri istituti carcerari costruiti ma abbandonati. Se poi si considera che il 40% dei detenuti è in attesa di giudizio, un’altra provvedimento suggerito è quello di rivedere la misura della custodia cautelare in modo da farla diventare domiciliare tranne in casi particolarmente gravi.

Come sappiamo ormai tutti, il 28 maggio 2014 scade il termine posto dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo per provvedere a trovare soluzioni al sovraffollamento penitenziari al fine di evitare numerose condanne all’Italia per violazione della Convenzione dei diritti dell’uomo, che all’articolo tre vieta agli Stati di sottoporre le persone a trattamenti inumani e degradanti. Ma è soprattutto un problema di legalità.

Il Comitato Nazionale per la Bioetica ha pubblicato il rapporto “La salute dentro le mura”, in cui si sottolinea come il livello di salute dei detenuti ancora prima di entrare in carcere sia inferiore alla media. Di qui la necessità di garantire pari opportunità circa il diritto alla salute, che rientra tra i diritti inviolabili di tutte le persone. Proponendo un potenziamento della telemedicina, più attenzione alla prevenzione delle malattie come Hiv e il trattamento adeguato per i detenuti affetti, la parità di trattamento anche per i migranti con la chiusura dei Centri di identificazione ed espulsione, prevenzione maggiore anche dei suicidi o azioni autolesioniste.

È vero che il principio in base a cui “chi sbaglia paga” deve essere valido, ma non bisogna dimenticare il fatto che le carceri devono essere un luogo di rieducazione e riabilitazione sociale. Oltre che i detenuti sono persone. Che certo hanno sbagliato, ma che non possono e non devono perdere la dignità riconosciuta ad ogni essere umano. E garantire questo effettivo recupero è compito dello Stato. Con programmi adeguati.

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