La quarta rivoluzione industriale potrebbe essere dietro l’angolo

Per definizione, una rivoluzione industriale viene sempre definita a posteriori, quindi non ho la presunzione di predire il futuro, ma gli input che costantemente arrivano dal mondo dell’innovazione ci impongono di fare una riflessione.
È importante capire, in un ipotetico percorso verso una nuova rivoluzione industriale, a che punto ci troviamo e quanto siamo distanti dalla meta.

La sensazione che ho è quella che stiamo nel bel mezzo di un cambiamento epocale senza accorgercene più di tanto.
I cambiamenti in corso nel mondo della produzione, dell’energia, della robotica e del lavoro sono enormi e potrebbero portarci a una svolta molto prima che l’uomo realizzi a pieno quello che sta succedendo.

La prima rivoluzione industriale è avvenuta verso la fine del XVIII secolo ed ha introdotto gli impianti di produzione meccanici; la seconda è avvenuta nel XX secolo con la produzione in larga scala e tramite l’utilizzo dell’energia elettrica; la terza risale agli anni ‘70, quando si sono affermati i processi di produzione automatizzati grazie all’elettronica e all’informatica.

Riprendendo e integrando alcuni dei concetti di Jeremy Rifkin, celebre economista amercano famoso soprattutto per la sua opera “La terza rivoluzione industriale”, mi sento di dire che gli elementi che potrebbero caratterizzare una quarta rivoluzione industriale sono, come prevede Rifkin, la produzione di energia e la relativa distribuzione con sistemi di Smart Grid, l’utilizzo diffuso delle energie rinnovabili e internet a fare da collante tra i due elementi.

A questi mi sentirei di aggiungere la stampa 3D e i robot.
La stampa 3D sta prendendo piede molto rapidamente, inizialmente relegata alla prototipazione, non è azzardato pensare che abbia la capacità in un futuro non troppo lontano di soppiantare parte della produzione industriale e artigiana in favore di una produzione home-made.
Anche in questo caso il mezzo per mettere in contatto i produttori dei file e gli home-maker è di nuovo la rete.

Per quanto riguarda la robotica, anche in questo campo ogni giorno vengono fuori nuove entusiasmanti innovazioni che riducono sempre più il gap tra le capacità fisiche di un uomo e quelle di una macchina, ragion per cui non è inversosimile pensare che il mondo operaio risentirà pesantemente in futuro dell’introduzione di questi robot.

In un altro suo saggio dal titolo “La fine del lavoro”, Jeremy Rifkin immaginava uno scenario in cui gli unici a lavorare sarebbero stati i tecnici con le competenze adeguate a mantenere in vita il sistema, in questo caso chi si occupa di realizzare file per la stampa 3D e chi progetta i robot.
Secondo Rifkin, oltre a questa élite di lavoratori, tutti gli altri sarebbero stati disoccupati mantenuti dall’assistenza sociale.

Questa visione potrebbe essere un tantino esagerata, anche se gli amanti di Orwell potrebbero pensarla diversamente, ma ci serve a capire come in realtà le cose stiano andando proprio in una direzione di cambiamento dirompente, che colpirà soprattutto la produzione industriale e il lavoro manuale.
Tutto questo sta già avvenendo ed è solo questione di tempo capire quale piega prenderanno gli eventi nei prossimi anni.

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