L’essere spudoratamente importunate è un fastidioso episodio che almeno una volta nella vita è capitato a tutte. Spesso l’evento può essere etichettato come un bonario e troppo gretto complimento, altre volte si porta dietro un bagaglio di esperienze traviate dalla non facile identificazione. E ancora più tragico, più sottile e più subdolo, è quando la violenza psicologica e fisica abita del carnefice abita nella stessa casa della vittima.
Pescina, Ravenna, San Giustino Umbro, Perugia sono solo le ultime città che hanno assistito attonite e impotenti alle tragedie annunciate del femminicidio.
«Prima che faccia buio» è la risposta concreta all’urlata richiesta di soccorso di molte donne. Claudia, Giulio e Michela una famiglia come tante, apparentemente, che cela il sordido segreto “dell’ordinaria violenza casalinga”.
Il breve film documentario è interpretato magistralmente da Claudia Damassa e Fabio Ricci Lucchi, già protagonisti del mini film “Basta poco per cambiare”. Nel cast ci sono anche Claudio Casadio e Maria Pia Timo.
“La città di Ravenna” racconta la vice presidente di Linea Rosa durante l’intervista concessa a Repubblica (www.linearosa.it), Monica Vodarich, “ha pagato un pesante tributo con sei donne uccise per mano del compagno, marito o fidanzato. Il problema è talmente sentito che è stato anche eretto, in centro storico, un monumento che ricorda le donne vittime della violenza maschile. Da qui l’idea di questo mini film. Il cortometraggio è infatti ispirato alla storia vera di una di queste donne che ha lasciato un segno profondo sia nelle operatrici del centro sia nell’intera città. Ravenna ha deciso, a seguito di questa morte, di impegnarsi a combattere su tutti i fronti il femminicidio”.
Il racconto, cruento, per immagini delinea chiaramente le difficoltà vissuta da una donna vittima di violenza, che si trova ad affrontare tutte le problematiche inerenti al suo voler riacquistare la dignità perduta. La perdita di fiducia verso il prossimo diventa una caratteristica di ulteriore alienazione.
L’ opera di denuncia esercitata attraverso questa pellicola può essere uno strumento costruttivo fondamentale per l’emancipazione da queste brute catene della violenza sulle donne.





