Ritrovata in Grecia la madre biologica della piccola Maria

Bionda, occhi verdi e una tenerezza in viso che solo un bambino può avere. Ha fatto il giro del mondo con questa immagine la storia della piccola Maria, la bimba trovata in un campo rom in Grecia.

Il giallo sull’identità di Maria sembra essere arrivato ad una svolta ieri, quando la polizia bulgara ha rintracciato la mamma della bambina, una nomade di 35 anni, con altri 10 figli. La donna avrebbe dichiarato, in lacrime, di aver lasciato la bimba a un’altra famiglia per motivi di povertà, “Non potevamo darle da mangiare“.

La conclusione della vicenda sembra arrivare grazie all’indagine giornalistica di un sito web greco, secondo cui la donna, originaria della città di Nikolaevo, avrebbe partorito Maria il 31 gennaio del 2009 in un ospedale di Lamia, nella Grecia centrale.

Dunque una storia di povertà e miseria dietro la vicenda che per 10 giorni ha fatto il giro del mondo, con migliaia di segnalazioni di genitori di bambini scomparsi in cerca di una speranza. La vicenda riapre, infatti, quella che resta una realtà con numeri altissimi a livello mondiale: il dramma della tratta di minori.

È del 2009 il rapporto globale sul traffico di essere umani delle Nazioni Unite: la forma più comune di traffico di persone è legato allo sfruttamento sessuale (circa il 79%) e le vittime sono per lo più donne e ragazze anche molto giovani. C’è poi un traffico legato allo sfruttamento del lavoro (il 18%), anche se questo dato potrebbe essere decisamente sottostimato, dato che il lavoro forzato è più difficilmente rintracciabile di altri tipi di sfruttamento.

In tutto il mondo, comunque, ed è questo il dato inquietante, quasi il 20% delle vittime di traffico di esseri umani sono bambini e addirittura in alcune zone dell’Africa e dell’Asia il dato raggiunge il 100%.
La maggior parte dei casi, poi, si verificano senza grandi spostamenti geografici: i traffici avvengono tra regioni molto vicine o addirittura all’interno di nuclei familiari vicini.

Tra i dati più recenti, che contribuiscono a creare un’idea più chiara di quanto questo fenomeno sia grave nonostante l’esistenza e la ratifica di convenzioni internazionali, c’è il rapporto 2013 dell’Ue. Oltre 400 milioni i bambini nel mondo costretti a lavorare, sfruttati e vessati. La forza lavoro minorile supererebbe ancora oggi il 10% della manodopera a livello globale e fiorente è anche il mercato della prostituzione minorile. Come ci dimostra il caso della piccola Maria, che peraltro ha aperto la strada a ulteriori indagini, che avrebbero portato al fermo di una giovane coppia rom sospettata di aver rapito un neonato di due mesi, non solo i Paesi più poveri del pianeta sono interessati da questi traffici.

Anche nella “ricca e civile Europa” il traffico di esseri umani è in aumento. Cecilia Malmstrom commissaria europea per gli Affari Interni, lo scorso 15 aprile, in occasione della Giornata mondiale contro la schiavitù infantile, ha dichiarato: “È difficile immaginare che nei nostri Paesi, liberi e democratici decine di migliaia di esseri umani possano essere privati della libertà e sfruttati, scambiati come merci a fine di lucro”. Sebbena esista dal 2011 una direttiva anti-tratta, questa è stata recepita da appena 6 Stati su 27. E se le vittime, identificate o presunte, della tratta nell’Unione Europea tra il 2008 e il 2010 sono in crescita, circa 23.632 vittime, sono invece in calo le condanne dei trafficanti.

Oltre il 60% delle vittime proviene dagli stessi Stati membri, per lo più Romania e Bulgaria, per il resto da Africa, Asia e America Latina. Si può ancora ignorare un reato tanto aberrante? Come è possibile che le norme penali contro la tratta di esseri umani restino ancora inattese?
Intanto il caso della piccola Maria ha spinto le autorità portoghesi a riaprire un altro giallo: quello di Maddie, la bambina britannica sparita mentre era in vacanza con i genitori in Portogallo nel 2007.

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