Alla fine Angela ha deciso: inutile attendere quando non molto lontano la tecnica per l’intervento di cui hai bisogno può non solo salvare la vita a te, ma anche a tua figlia, che porti in grembo. Così, dopo attese, Angela Bianco si è fatta operare con la tecnica del cyber-knife per quel tumore al cervello che le è stato diagnosticato a ventisei anni, incinta di Francesca Pia.
Nei giorni scorsi si era parlato di richieste per abbattere la burocrazia, ma evidentemente non sono servite. Infatti non è che in Italia non ci sia questo robot, c’è e si trova a Bari collegato al reparto di Ostetricia necessario per salvaguardare il feto, vicino quindi ad Angela che viene da Casal Velino, Caserta.
Non possiamo definire Angela come una “mamma coraggio” perché in questo caso sarebbe troppo riduttivo e troppo retorico. Angela è una donna che rivendica il diritto di essere curata adeguatamente, rivendica lo stesso diritto anche per sua figlia e lo fa con dignità. Quante sono le donne a cui è stato detto che per curarsi, dovevano rinunciare alla gravidanza a causa delle terapie radioattive letali per il feto? É questo il punto. Spesso non solo mancano le risposte, mancano proprio le informazioni, la considerazione per un problema indiscutibilmente importante. Angela ha scritto a Papa Francesco e lo ha fatto anche per tutte le altre donne: perchè la Chiesa è contro l’aborto, “a favore” della vita, ma questo non significa che la vita della mamma sia meno importante di quella del bambino che porta in grembo.
Dal racconto della vicenda di Angela se ne esce indignati. “Dal 2011 a oggi ci siamo limitati a fare qualche intervento compassionevole” riporta l’oncologo Restini. Ma è possibile che un macchinario del genere, usato per altro in altri Paesi, vedi appunto la Grecia, non venga utilizzato per quello cui è stato progettato e cioè salvare vite umane?