Klose torna e fa sognare: si può dipendere così da un solo giocatore?

Lazio-Cagliari: dopo un primo tempo anonimo nella ripresa esce Ederson per far spazio al rientro in campo, dopo il lungo infortunio, di Miroslav Klose. Il tedesco ci mette solo otto minuti per cambiare le sorti della partita, segna prima la rete dell’1-0 su assist di Candreva, e due minuti dopo conquista il rigore da cui nascerà il 2-0.

Un digiuno di goal che durava dalla seconda giornata, dalla sfida contro la Juventus, il definitivo forfait dopo il derby perso contro la Roma. Così aveva dichiarato alla Bild dopo l’operazione al piede: “L’intervento è andato bene, doveva essere fatto, ho giocato per settimane con il dolore. Assicuro che farò di tutto per tornare in campo il più velocemente possibile, per la Lazio e per la Nazionale”. Dopo un mese finalmente è tornato.

Mentre lui recuperava però la Lazio ha continuato a giocare, ad incassare sconfitte e risultati non all’altezza delle aspettative. Tre sono state le giornate di campionato consecutive senza vittoria. Se non bastasse il campionato, ci si è messa anche l’Europa League ad affossare i propositi dei biancocelesti. Il pareggio a reti bianche con l’Apollon ha evidenziato tutta la sterilità della Lazio senza il suo attaccante di riferimento, tutti i problemi in fase di impostazione senza un giocatore in grado di dare profondità al gioco.

Ieri sera si è visto uno spiraglio di luce in questo momento buio, la domanda però sorge spontanea: Può una squadra che punta a traguardi europei dipendere così tanto da un solo giocatore?. La risposta è semplice: no. Senza allontanarci troppo ricordiamo il Napoli di Cavani, una squadra fantastica che senza il Matador non riusciva ad essere cinica sotto porta.

Ora Klose è tornato, gli auguriamo possa essere costante da qui a fine stagione, ma se dovesse incappare in altri infortuni? A quel punto cosa farà la Lazio? Il giovane Perea sta giocando bene, ma non ha esperienza sufficiente, ha bisogno di cresce senza troppe pressioni, e purtroppo sappiamo bene che la Serie A non è certo l’ambiente migliore per questo genere di cose.

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