Per una fuga di gas sei morti in una miniera in Spagna

Una fuga di gas ha ucciso ieri sei minatori che lavoravano in un pozzo di Santa Lucía in Castiglia. Gli operai sono stati sorpresi da una fuga improvvisa e di grande entità di grisù, un gas che annulla la presenza di ossigeno nell’aria in maniera velocissima.
In undici stavano lavorando a 694 metri di profondità nella miniera di carbone di proprietà di Hullera Vasco Leonesa, quando il gas ha invaso la galleria. Sono stati gli altri operai, un centinaio, a venire per primi a conoscenza dell’incidente e a dare l’allarme.

Il grave incidente si è registrato intorno alle 13.30 del pomeriggio, quando, appunto, una sacca di gas si è aperta senza produrre alcuna esplosione, ma uccidendo in maniera silenziosa. Una fuga improvvisa, secondo le dichiarazioni rilasciate dall’impresa, per questo i minatori non hanno avuto il tempo di utilizzare le maschere di protezione, né di fuggire.

José Antonio Colinas, delegato sindacale del Pozzo di San Emilio, ha visto risalire i suoi compagni dalla galleria: “Mi hanno chiamato per telefono e mi hanno detto che c’era stato un incidente grave“. Arrivato alla miniera prima delle ambulanze, descrive così la scena che si è trovato davanti agli occhi: “Ho visto salire il primo operaio sulle sue gambe; il secondo barcollava, ma era cosciente. Ho pensato che l’incidente non era così grave, ma gli altri operai sono tornati in superficie tutti morti”.

Dopo la tragedia i familiari delle vittime si sono subito recati all’entrata della miniera, implorando per avere informazioni sui propri cari. Due gruppi di minatori li hanno poi accompagnati all’ospedale dove i morti e i feriti erano stati trasportati: “La paura della morte è innata nel minatore. Ed è questo che genera solidarietà” ha detto Francisco Castañón, sindaco di Pola de Gordón, la cittadina che ospita la miniera.

Si tratta del più grave incidente del settore minerario nella regione di Castilla y Leon negli ultimi 18 anni, dopo quello che provocò 32 morti.
Nella miniera di carbone lavorano circa 400 persone, e 15 minatori erano sul luogo dell’incidente al momento della fuga di gas. A febbraio l’azienda ha presentato un piano di cassa integrazione a rotazione semestrale per 357 impiegati.

Non si può non domandarsi come sia possibile ancora morire sul lavoro, sebbene il rischio sia connaturato alla vita in miniera. Dal 21 al 25 ottobre l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) ha promosso nei 28 Stati membri dell’UE la Settimana europea per la sicurezza sul lavoro. Ma i dati sulle morti bianche sono ancora troppo alti per limitarsi ad operazioni di sensibilizzazione.

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dal 2003 al 2005 i morti regolari sul lavoro nell’Unione europea sono stati 18.648, gli infortunati quasi 14 milioni. Il paese dove è più pericoloso lavorare sarebbe il Portogallo, seguito da Paesi Baltici e Malta, Repubblica Ceca, Spagna e Romania, nazioni che presentano una situazione leggermente peggiore di Bulgaria, Irlanda, Italia, Cipro, Austria e Slovacchia, che si collocano intorno alla media europea.

Il rapporto dell’Oms, già qualche anno fa, rilevava che la metà delle morti avvengono in due settori: edilizia e industria. La prima si caratterizza per l’elevato numero di lavoratori irregolari, per i quali è difficile ottenere stime realistiche, la seconda è scenario degli incidenti che più colpiscono l’immaginario collettivo. Le stragi dovute ad incendi, esplosioni e dispersione di sostanze chimiche sono numerose, e spesso hanno ripercussioni anche sull’ambiente e sulla salute degli abitanti.
Purtroppo si tratta di tragedie, come quest’ultima in Spagna, la cui risonanza stenta a oltrepassare i confini nazionali per toccare la coscienza collettiva europea.

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