BarCamp e Coworking, incubatori di idee per i giovani

Gli spazi di coworking radunano al loro interno ampi gruppi di persone che lavorano individualmente, ma che condividono dei valori e credono alla sinergia che si crea lavorando a contatto con persone dai più svariati talenti. Un sondaggio svolto tra il 2006 e il 2007 ha dimostrato che molti dipendenti si sentivano isolati in lavori come telemarketing o telelavoro e avevano la sensazione di perdere in questo modo l’interazione umana specie lavorando quaranta ore settimanali al computer.

Questi spazi di coworking si sono proposti come soluzione ovviando al problema dell’isolamento che tanti freelance sperimentavano e permettendo ai tanti talentuosi lavoratori di avere uno spazio vero e proprio in cui venire a contatto.
Spesso sono grandi loft o open space, di natura informale che si focalizzano sull’aspetto sociale e collaborativo tanto da sembrare quasi delle comunità e con una forma gestionale paragonabile e quella della cooperative.

Al momento i principali utilizzatori sono le startup e i lavoratori freelance, che cercano soluzioni a prezzi abbordabili per tutti i tipi di tasche. Essi non sono solo degli investimenti per chi lavora, ma anche per chi mette questi spazi a disposizione, la crisi infatti ha capovolto il settore produttivo, riabilitando questi immobili che sono parte del tessuto urbano.

Ce ne sono tanti localizzati in tutta Italia, veri e propri laboratori di idee, si riconduce la loro fortuna ad un fatto strutturale, consolidato insieme alla crescita dei knowledge worker e del lavoro indipendente, nato con l’avvento di internet.
Non è semplicemente una questione di spazi, ma riguarda le persone e il loro modo di lavorare e fare nuove esperienze di condivisione e collaborazione”, spiega Jean-Yves Huwart, organizzatore della Coworking Conference, un meeting internazionale che vede la partecipazione di oltre 300 coworkers provenienti da 24 Paesi e quattro continenti. La stima elaborata da Deskmag, al momento, è di 1.129 spazi di coworking al mondo, 531 soltanto negli Usa, 467 in Europa, e ben 70 in Italia.

Zone franche non soltanto per giovani ma, con le porte aperte a tutti, lavoratori occasionali, ospiti temporanei e anche di lavoratori che vogliono reinventarsi. “Oltre a lavorare, aiutiamo chi cerca un nuovo percorso professionale, in alcuni casi assistiamo anche i suoi progetti di sviluppo commerciale. È un nuovo modo di cooperare e al tempo stesso abbassare le spese comuni, soprattutto in quei Paesi come la Grecia in forte crisi”, spiega Alexandre Kahn di CoCoAthens.

Tante piccole luci nel firmamento nostrano, come l’italianissimo Coworking Project di Massimo Carraro che conta oggi 58 affiliati. “Condividiamo strumenti di promozione e comunicazione – spiega Massimo – e permettiamo ai coworker di circolare tra gli spazi della rete presenti in Italia“. A Milano si trova proprio nel cuore della città in Porta Venezia e conta tantissimi giovani della comunicazione e del web.

Tra le più rappresentative c’è anche Coworking Login, sempre a Milano zona Gorla, attivo addirittura dal 1996, un ex fonderia artistica di ben 1450 mq con operatori provenienti dall’ambito tecnologico-creativo e che tra le altre cose si occupano anche di organizzare eventi. Possibilità anche di un mese di Trial Free e con prezzi diminuiti del 30% per studenti e mamme lavoratrici.

Pochi anni fa è stato fondato il Piano C, sempre nel capoluogo lombardo, che ha concentrato i propri sforzi nel far incontrare il lavoro con le donne o ancora meglio di farli andare a braccetto. Infatti, nemmeno avessero fatto la scoperta dell’acqua calda, hanno creato un accorgimento che qualsiasi mamma lavoratrice nel nostro Paese a buon diritto richiede: hanno strutturato una parte degli spazi in possesso abilitandoli a servizio di assistenza qualificata all’infanzia permettendo alle donne di non essere estromesse dal mercato lavorativo e star vicino i propri figli piuttosto che “parcheggiarli” altrove; ciò permettere alle aziende di farle rientrare più rapidamente in organico, anche in tele-lavoro.
Inutile dire che sin dal primo giorno di apertura nel dicembre 2012 al PIANO C sono già in over booking.

Tanti, diversi, fucine con i mezzi per realizzare tante idee, per innovare, inventarsi e reinventarsi, sarà un modo diverso di lavorare a cui eravamo estranei, ma dai risultati sembra che le loro future possibilità siano illimitate.

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