Riti, gesti, amuleti e preghiere. Ogni giocatore vive in maniera particolare il suo pre-partita, tra le tante emozioni e l’adrenalina che sale prima di scendere in campo davanti a migliaia di tifosi.
Quanti sono i giocatori scaramantici? Tanti, alcuni dichiaratamente altri meno: un po’ di scaramanzia non guasta mai.
In Italia i casi di riti che si ripetono prima della partita sono molteplici, sia da parte dei calciatori sia da parte degli allenatori e, addirittura, dei presidenti.
Ma certamente Napoli non è l’unica città dove la scaramanzia vuole la sua parte. A Cagliari, il presidente Cellino ha fatto eliminare la fila 17 dal nuovo (e ormai ex) stadio Is Arenas, creando la 16bis.
A livello di “singoli”, però, sono tantissimi i casi di scaramanzia: per quanto riguarda gli allenatori, molto scaramantico è Walter Mazzarri. Ogni volta che, sulla panchina del Napoli, toglieva la giacca restando in camicia, il Napoli andava in gol.
Trapattoni, ex CT della nazionale, versò dell’acqua santa sul campo prima di una partita dell’Italia (finita male).
La scaramanzia non esiste? Andatelo a dire ad Adrian Mutu che giocava tutte le partite con le mutande al contrario. Oppure, andando indietro nel tempo, chiamate Tardelli e ditegli che giocare con dei santini nei parastinchi non serve a nulla: lui ci ha vinto un mondiale, da protagonista, nel 1982.
Oppure, restando un po’ indietro, provate a convincere Gigi Riva che un numero di maglia equivale all’altro: una volta lasciò la sua amata “11” per una partita. E si ruppe la gamba.
Magari, chiedendo a calciatori, allenatori e presidenti se credono alla scaramanzia ti risponderebbero di no. Ma direbbero anche che, nel dubbio, un rito ce lo hanno anche loro. E che è meglio non sfidare la fortuna mancandogli di rispetto: non prima di una partita.