8 ½ in versione restaurata incanterà il Torino Film Festival

8 ½, da molti considerato il capolavoro di Federico Fellini, a cinquant’anni dalla sua realizzazione, torna sul grande schermo in versione restaurata. Per festeggiare l’anniversario Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale, Rti-Gruppo Mediaset e Medusa Film riportano in sala in una prestigiosa resa digitale in formato 2k (risoluzione 2.048 x 1.556), realizzata dai laboratori DeLuxe Digital Roma, a partire dal negativo originale, il film da molti ritenuto la su opera più matura e valida, che ha come titolo un numero che rappresenta le pellicole da lui dirette (più un “mezzo”, il film “Luci del varietà“, girato assieme ad Alberto Lattuada).

L’anteprima mondiale del film restaurato sarà proiettata mercoledì 27 novembre durante il Torino Film Festival, giunto alla sua trentunesima edizione con una sempre maggiore attenzione a un cinema innovativo, attraverso la ricerca delle migliori tendenze contemporanee del cinema indipendente internazionale. Il restauro della pellicola segna l’inizio di una collaborazione tra la Cineteca Nazionale e Rti-Gruppo Mediaset, mirata alla preservazione e la valorizzazione del patrimonio filmico nazionale.

È stato un maestro. Un maestro che ha saputo incantare tutti, intellettuali e non, inserito dalla rivista Entertainment Weekly tra i dieci più grandi registi cinematografici di tutti i tempi . E ancora oggi, a vent’anni dalla sua scomparsa, i suoi film sono capaci di coinvolgere lo spettatore a livello emozionale più che razionale immergendolo in una sorta di fantasmagoria visiva e sonora.

Federico Fellini, il grande narratore dello schermo, l’unico che è riuscito a farsi aggettivo: felliniano (fellinesque, in inglese) è sinonimo di una visione del mondo onirica e suggestiva che spesso adotta toni grotteschi, amari e caricaturali per rievocare situazioni e personaggi tipici della vita di provincia. La cosa non gli non dispiaceva affatto: “Avevo sempre sognato, da grande, di fare l’aggettivo” – ammise in un’intervista. “Ne sono lunsingato. Cosa intendano gli americani con “felliniano” posso immaginarlo: opulento, stravagante, onirico, bizzarro, nevrotico, fregnacciaro. Ecco, fregnacciaro è il termine giusto“.

Geniale ideatore di funamboliche rappresentazioni cinematografiche, era assolutamente cosciente della finzione dello spettacolo e, anzi, ne accentuava esplicitamente l’imperiosa affabulazione con una fantasia onnipervasiva, quasi debordante.

L’approdo alla cinepresa è stato graduale: prima giornalista e fumettista sulla rivista satirica “Marc’Aurelio” poi sceneggiatore per Aldo Fabrizi e attore nel film del 1948 “L’amore” di Roberto Rossellini, suo vero maestro e ispiratore. Amava i fumetti e detestava la televisione commerciale. La riteneva colpevole di distruggere i film con l’uso della pubblicità, “un’ azione infame, criminale”, diceva lui che si prendeva cura della sua arte quasi fosse “una creatura vivente”. Suo il motto “non si interrompe un’emozione“, usato per la campagna referendaria contro le interruzioni pubblicitarie nei film.

Con 8 ½, vincitore del Premio Oscar per il miglior film straniero e per i migliori costumi, Fellini riprende il discorso interrotto nel film precedente, “La dolce vita“, mettendo però in scena personaggi che sono esplicitamente simboli di una crisi esistenziale privata. Fellini si identifica con il protagonista, un regista, interpretato da Marcello Mastroianni, che non riesce a ultimare il film a cui sta lavorando, dibattendosi fra contraddizioni, illusioni, ricordi e sogni. L’uomo e l’artista emergono in un ritratto sfaccettato, problematico e inconsueto dai toni non realistici con i quali viene condotta la sorprendente descrizione della crisi, con improvvisi lampi fantastici.

Sogno e realtà si intrecciano sulle musiche indimenticabili di Nino Rota, in un film che ha trasfigurato realtà e memoria, tuttora fonte di ispirazione per i registi e punto di svolta nella storia del cinema.

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