Boom dei contratti atipici in Europa, meno soldi e meno diritti

Gli stipendi si riducono. I diritti dei lavoratori anche. E’ quanto emerge da un’indagine Accessor (Atypical Contracts and Crossborder European Social Security Obligations and Rigths), promossa dall’INCA-CGIL, ha dimostrato il forte ricorso ai contratti atipici per i lavoratori europei. Questa pratica è cresciuta in maniera esponenziale per effetto della crisi economico finanziaria che da tempo attanaglia la zona euro. Milioni di giovani lavoratori, ma l’indagine dimostra anche il coinvolgimento di lavoratori più anziani, si trovano in una condizione di assoluto svantaggio sociale e previdenziale rispetto ai lavoratori standard, e questo perché l’Europa ha rinunciato ad ogni forma di armonizzazione sociale.

I paesi più colpiti dal fenomeno sono il Regno Unito, Germania, Svezia, Spagna, Italia, Belgio, Slovenia e Francia. Ma quali sono concretamente gli svantaggi per i lavoratori atipici? Redditi bassi, condizione di perenne precarietà, meno opportunità di formazione e carriera, perdita di diritti quando si spostano da uno stato all’altro, scarsa protezione e sicurezza sociale e sindacale.

Inoltre, le regole comunitarie che dovrebbero garantire la protezione sociale e la libera circolazione non sono praticabili alla crescente massa di lavoratori atipici. A questo proposito l’indagine parla di lavoratori discriminati tre volte, a causa dello squilibrio che c’è con i lavoratori che invece godono di questi diritti.

La mancanza di copertura assicurativa, tipica di questi contratti, rende di fatto impossibile la totalizzazione dei periodi lavorativi in caso di libera circolazione. Questo perché un periodo lavorativo non coperto da contributi assicurativi non permette la totalizzazione con altri periodi lavorativi svolti in un altro paese membro.

Problema che però potrebbe ripresentarsi anche nel caso in cui un lavoratore avesse versato i contributi assicurativi. In questo caso la natura del problema è da ricercarsi nei differenti ordinamenti e regimi assicurativi dei paesi in cui si è svolta un’attività lavorativa. Questo problema è molto frequente tra i lavoratori atipici, poiché sono maggiormente inclini a cambiare paese in cerca di condizioni lavorative e di vita più vantaggiose.

Stando ai dati forniti dall’indagine, questo fenomeno interessa maggiormente il lavoro femminile ma, negli ultimi anni, si è evidenziata una forte crescita anche nel lavoro maschile. Tutte queste condizioni sono un chiaro limite alla libera circolazione, uno dei motivi fondamentali per i quali è nata l’Unione Europea e rappresentano una forte difficoltà per i lavoratori a costruire una pensione di vecchiaia decente e dignitosa.

Questo è l’ulteriore tassello a dimostrazione dell’inadeguatezza dell’apparato comunitario, non in grado di affrontare la crisi economica e di far fronte alle conseguenze sociali che da essa derivano.

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