“Simona Riso è stata uccisa, non si è suicidata”. Si fa sempre più consistente l’ipotesi che si tratti di omicidio volontario. Questa è una delle prime notizie sul giallo che riguarda la morte della giovane ragazza di ventotto anni che viveva a Roma nel seminterrato di una palazzina in via Urbisaglia. Gli inquirenti avevano pensato al suicidio dopo che il cugino aveva dichiarato che in passato Simona aveva sofferto di depressione e durante i controlli nel mobiletto del bagno erano poi stati effettivamente trovati dei flaconi vuoti di antidepressivi. Ma Simona sembra esserne uscita e guardava al futuro.
Aggredita e picchiata selvaggiamente per poi essere lasciata agonizzante proprio nei pressi della casa fino alle 7 circa del mattino, quando una vicina ha chiamato i soccorsi.
Nel frattempo in Procura si interrogano le persone che conoscevano Simona per capirne di più, approfondire, scavare e scovare l’elemento finale di questo giallo. E non solo. Notizia recente riguarda i medici e i soccorritori del 118: saranno ascoltati anche loro come persone informate sui fatti. Si tratta del medico e dell’infermiere dell’ambulanza del 118, i primi a soccorrere la ragazza in fin di vita, l’addetta al triade che ha dichiarato il codice rosso cioè pericolo di morte, il chirurgo che ha firmato la cartella clinica accertando le lesioni al viso, i due medici e l’infermiere di guardia al pronto soccorso ginecologico del San Giovanni. Forse una tempestiva tac toracico-addominale avrebbe potuto salvarle la vita?
E’ palese quindi l’intento della Procura di voler fare luce su ciascun aspetto di questa vicenda passando anche per la procedura clinica adottata: Simona avrebbe confessato, con un polmone perforato, sull’ambulanza, di essere stata aggredita e violentata. E’ probabile sia stata aggredita ferocemente in quanto le lesioni sono compatibili. Il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e il pm Attilio Pisani sembrano così rispondere alle richieste della famiglia.





