Rivelazioni Schiavone: ma “sentieri di morte” erano già noti nel 2011

La settimana scorsa le bacheche Facebook di tutti noi sono state invase da status d’indignazione in merito alla notizia che già venti anni fa fossero note allo Stato le rivelazioni di Schiavone da cui si tracciava con certezza il profilo di malaffare e d’inquinamento in cui versava il casertano oggi tristemente noto come Terra dei Fuochi.

Girando sulla rete mi sono imbattuto però in un’altra cosa che secondo me poteva e doveva far riflettere ancora di più le nostre autorità, ovvero il Progetto Sentieri (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) che riguardava l’analisi della mortalità delle popolazioni residenti in prossimità di una serie di grandi centri industriali attivi o dismessi, o di aree oggetto di smaltimento di rifiuti industriali e/o pericolosi, che presentano un quadro di contaminazione ambientale e di rischio sanitario tale da avere determinato il riconoscimento di “siti di interesse nazionale per le bonifiche” (SIN). Lo studio ha preso in considerazione 44 dei 57 siti allora compresi nel Programma nazionale di bonifica, che coincidono con i maggiori agglomerati industriali nazionali; per ciascuno di essi si è proceduto a una raccolta di dati di caratterizzazione, e successivamente a una loro sintesi.

Dal sito della Rivista di Epidemiologia e Prevenzione ho estratto un riassunto del Progetto: i SIN studiati sono costituiti da uno o più Comuni. La mortalità è stata studiata per ogni sito, nel periodo 1995-2002, attraverso i seguenti indicatori: tasso grezzo, tasso standardizzato, rapporto standardizzato di mortalità (SMR) e SMR corretto per un indice di deprivazione socioeconomica messo a punto ad hoc. Nella standardizzazione indiretta sono state utilizzate come riferimento le popolazioni regionali.

L’indice di deprivazione è stato calcolato sulla base di variabili censuarie appartenenti ai seguenti domini: istruzione, disoccupazione, proprietà dell’abitazione, densità abitativa. Gli indicatori di mortalità sono stati calcolati per 63 cause singole o gruppi di cause.
La presenza di amianto (o di fibre asbestiformi a Biancavilla) è stata la motivazione esclusiva per il riconoscimento di sei SIN (Balangero, Emarese, Casale Monferrato, Broni, Bari-Fibronit e Biancavilla). In tutti i siti (con l’esclusione di Emarese) si sono osservati incrementi della mortalità per tumore maligno della pleura e in quattro siti i dati sono coerenti in entrambi i generi. In sei siti con presenza di altre sorgenti d’inquinamento oltre all’amianto, la mortalità per tumore maligno della pleura è in eccesso in entrambi i generi a Pitelli, Massa Carrara, Priolo e nell’Area del litorale vesuviano. Nel periodo 1995-2002 nell’insieme dei dodici siti contaminati da amianto, sono stati osservati un totale di 416 casi di tumore maligno della pleura in eccesso rispetto alle attese.

Ulteriori elementi di interesse sono stati forniti dalle stime globali della mortalità nell’insieme dei siti oggetto del Progetto Sentieri. In particolare, è emerso che la mortalità in tutti i SIN, per le cause di morte con evidenza a priori Sufficiente o Limitata per le esposizioni ambientali presenti supera l’atteso, con un SMR di 115.8 per gli uomini (IC 90%114.4-117.2, 2 439 decessi in eccesso) e 114.4 per le donne (IC 90%112.4-116.5; 1 069 decessi in eccesso). Tale sovramortalità si riscontra anche estendendo l’analisi a tutte le cause di morte, cioè non solo per quelle con evidenza a priori Sufficiente o Limitata: il totale dei decessi, per uomini e donne, è di 403 692, in eccesso rispetto all’atteso di 9 969 casi (SMR 102.5%; IC 90%102.3-102.8), con una media di oltre 1 200 casi annui.

Insomma già nel 2011 esisteva una vera e propria mappa delle zone più inquinate d’Italia con annessi i numeri concernenti, le morti dovute a tali cause, numeri certi e non supposizioni.

Come scriveva il collega Luca Carra “Finalmente abbiamo una mappa dell’”Italia da rifare”. L’Italia ammalata per industrie insalubri e discariche abusive. L’Italia avvelenata dall’amianto e dalla diossina, e che da troppi anni aspetta di essere risanata. Nel loro complesso, queste aree sono caratterizzate da una mortalità in eccesso rispetto alle medie regionali. Vale a dire che le morti “osservate” sono, in quasi tutte le località, maggiori di quelle “attese”. Sentieri ha definito le esposizioni ambientali sulla base dei decreti di perimetrazione di queste aree di bonifica, caratterizzate dalla presenza di impianti chimici, petrolchimici, raffinerie, industrie siderurgiche, centrali elettriche, miniere e cave di amianto e altri minerali, porti, discariche e inceneritori. Insomma, l’Italia dell’industria pesante e delle pattumiere, dove generazioni di lavoratori hanno prodotto benessere e ricchezza spesso a costo della loro salute.

Uno degli obiettivi dello studio era – “La condivisione dei risultati con i ministeri della salute e dell’ambiente, le Regioni, le ASL, le ARPA e i Comuni interessati consentirà l’attivazione di sinergie fra le strutture pubbliche con competenze in materia di protezione dell’ambiente e di tutela della salute, e su questa base l’avvio di un processo di comunicazione con la popolazione scientificamente fondato e trasparente.”

Bene, anzi male perché credo che questo studio così dettagliato e articolato sia stato non solo poco condiviso ma direi se non nascosto almeno poco diffuso. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, nessuna bonifica è stata fatta, i ISN sono tutti nelle condizioni in cui erano anni fa e le persone ed i bambini continuano a morire. Molti di loro non conosceranno mai la vera causa della loro morte, molti di loro non sapevano di vivere in un SIN, molti di noi non hanno più speranza nel futuro!

L’Italia ormai è il paese del rinvio, che sia l’IMU o sia un risanamento ambientale, purtroppo dovremmo capire tutti noi che la Natura e l’Ambiente non aspettano nessuno di noi.

Personalmente sono rimasto molto scosso. Vivo a Portici, alle falde del Vesuvio, ed ho sempre saputo del pericolo cui sono esposto in caso di eruzione, ma non immaginavo di vivere in un SIN (Area litorale vesuviano) in cui c’è un aumento dei morti per tumore alla pleura. Perché nessuno ci ha informato, forse oggi giorno vogliono toglierci anche il diritto di scegliere dove vivere?

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