La protesta degli studenti spagnoli salva l’Erasmus

La scorsa domenica quattro studenti erasmus spagnoli ospiti a Foggia, sono riusciti a mobilitare il web in difesa del loro diritto a ricevere la borsa di studio per il programma di scambio internazionale Erasmus. Attraverso una pagina Facebook hanno rapidamente mobilitato gli studenti sparsi in tutta Europa, dalla Lapponia a Istanbul, contro l’improvvisa decisione del governo spagnolo di tagliare i contributi Erasmus, già concessi solo parzialmente durante l’anno accademico.
Appena 48 ore dopo, all’interno della stessa casa, gli studenti si abbracciavano l’un l’altro quando i media hanno riportato la decisione del ministro dell’Istruzione spagnolo, José Ignacio Wert, che annunciava di fare marcia indietro, ripristinando le sovvenzioni.

Data la grande richiesta di partecipazione al programma di scambio internazionale, gli studenti spagnoli, più o meno come quelli italiani, ricevono dall’Europa appena 115 euro al mese di contributo. Per questo l’aiuto integrativo dello Stato si fa più importante e oneroso per le casse pubbliche. Fino ad oggi la Spagna contribuisce con circa 150 euro al mese, che si vanno ad aggiungere ad aiuti variabili elargiti dai diversi Comuni, Regioni o Università di origine. Alla fine la media su cui possono contare si aggira comunque intorno ai 500 euro, che per vivere all’estero, contando le spese per affitto e utenze, non sono neanche un granché.

Nel frattempo, un’altra studentessa spagnola, Laura Zornoza, 20 anni, combatteva la propria guerra privata contro i tagli del governo: iscritta a giornalismo presso l’Università Rey Juan Carlos di Madrid, ha intenzione di studiare ad Amburgo il prossimo anno grazie al programma Erasmus. Ha perciò dato il via ad una petizione su Change.org che ha subito attirato oltre 200 mila firme, presentate al Ministero dell’Istruzione, dove Federio Morán, segretario generale per l’università, ha però avvertito di non potersi impegnare a non fare tagli per il prossimo anno.

Molti degli studenti di Foggia avevano fondi sufficienti per rimanere in Italia solo fino a marzo, ma, almeno per ora, non dovranno tornare a casa.
La loro campagna su Facebook e twitter, con l’hashtag #salvemoserasmus, ha coinvolto per due giorni moltissimi studenti, erasmus ed ex-erasmus, nel sostegno alla protesta.
Il nucleo del gruppo di attivisti, composto da Alex Peñuela, studente di legge, Germán Fernández futuro medico, Fernando Orozco iscritto ad un corso di laurea in marketing e Iñaki Talens, studente di educazione fisica, è riuscito a coinvolgere migliaia di utenti nella condivisione di video e fotografie con il messaggio: “Erasmus è l’Europa”.

Anche Bruxelles ha fatto capire che risparmiare va bene, ma proprio sull’Erasmus non è molto filo-Ue, soprattutto in vista dell’anno elettorale. E per dare concretezza al messaggio l’Unione ha annunciato l’aumento del 58% dei fondi per le borse di studio e l’avvio di un nuovo programma di interscambio denominato Erasmus+ con una dotazione di oltre due miliardi l’anno, che si aggiungono alla lista di altri programmi già esistenti (Comenius, Erasmus, Erasmus Mundus, Leonardo da Vinci, Grundtvig y Juventud en Acción).

Un altro dato si può ricavare dalla storia degli erasmus spagnoli ed emerge dai tanti commenti alla notizia su diverse testate online: in moltissimi ancora non capiscono l’utilità di questa enorme possibilità messa a disposizione degli studenti. La maggior parte degli utenti crede che l’Erasmus sia una perdita di tempo, “un anno in cui non si pensa altro che al divertimento e non si studia nulla”.
Poi c’è l’altra campana, quella degli studenti ed ex-studenti Erasmus. Loro a quella esperienza non avrebbero mai rinunciato e addirittura credono che dovrebbe diventare obbligatoria per tutti, perché se è vero che c’è il divertimento e lo svago, è anche vero che si conoscono modi diversi di approccio allo studio, si è a contatto con altre culture e solo questa esperienza può dare “un’apertura mentale che in nessun altro modo si può trovare“.

La lotta degli Erasmus non è finita. Ma per ora si festeggia la prima vittoria con l’hashtag Twitter #erasmuswin.

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