Tu vuò fà o’ creativo, ma sì nato in Italy

Non ci provate! Non ci provate, dico, a promuovere soluzioni alternative al curriculum oldstyle attraverso quelle mirabolanti perversioni grafiche-creative che i vostri amici su facebook riempiranno di like mentre i direttori del personale al massimo ci riempiranno i cestini sotto al tavolo.

Se non sei il figlio di qualche influente appartenente a categorie politico-amministrative, dopo aver studiato in qualcuna di quelle patinatissime università mitteleuropee dove ti verrà erogata una laurea che attesta il tuo titolo di “figlio di papà con laurea”, grazie alla quale non avrai bisogno assolutamente di niente tranne che di un portachiavi degno dell’auto che SemprePapà ti regalerà, se non appartieni a questa categoria, dicevo, il CV sarà il tuo unico, fedele e miglior amico delle rate della macchina di seconda mano che, invece, dovrai pagarti da solo.

Possiamo qui discutere quale CV, ma non possiamo assolutamente prescindere dalla realtà dei fatti, ovvero, che chi soprassiede alle selezioni di personale aziendale non è un creativo (potete ammirarne un fermo immagine in varie sequenze di Jurassic Park) e che la stragrande maggioranza delle professioni del nostro Paese non sono professioni creative. Anche per la selezione di un informatico, di un programmatore, di un web master e di tutto quello che attiene al mondo della Rete, i selezionatori hanno bisogno di leggere, non di guardare le figure.

Attenzione, non sto dando un mio giudizio personale, sto analizzando un fenomeno tecnico ancor prima che sociale. Ovvero, ogni volta che viene inviato un cv, questo avviene o tramite e-mail diretta al responsabile della selezione (rarissimo), ma molto più spesso attraverso un sistema informatizzato aziendale (un motorino o un’applicazione che lavora dietro la pagina web dell’azienda) o attraverso portali OffroLavoro. Tutti questi sistemi prevedono la possibilità di ricercare poi i candidati attraverso parole chiave ben definite.

Faccio un esempio: se il responsabile di selezione di Barilla ricerca un candidato per bucare i rigatoni che viva nelle vicinanze di Parma e che abbia esperienza in aziende competitors, ricercherà le parole chiave “Parma”, “bucatore di rigatoni”, “De Cecco”, “Voiello”, “Buitoni”. Queste parole le inserirà nei campi “città” “professione” e “azienda”, perchè la stragrande maggioranza dei gestionali per le risorse umane lavorano attraverso campi preimpostati che sono quelli tipicamente riscontrabili in un cv. Se queste parole sono disegnate o all’interno di un’immagine, non saranno mai scovate.

E voi potete mandare in giro un miliardo di cv creativi, farvi immortalare mentre state bucando un miliardo di rigatoni seduti sull’insegna dal tetto della De Cecco, che quelli di Barilla non vi troveranno mai.

Possiamo piuttosto disquisire su quale cv inviare. Sì, perchè è anche vero che il modello di cv ricorrente è quello europeo. Una schifezza di dimensioni megalitiche di cui in Europa nessuno ne ha mai visto traccia, ma che in Italia, popolo di Santi, Navigatori e Pubblici Amministratori, ha invece preso piede in forme virali.
Peccato che non c’è un solo responsabile di selezione che ritenga questo formato un modello nè leggibile nè pratico. Svilisce quel minimo di personalizzazione del candidato costringendolo ad uno schema fisso dove alcuni campi non sono praticabili poichè non tutti i candidati hanno identiche esperienze.

A tal proposito, mi permetto di proporre un ebook pubblicato un paio di anni fa, in cui alcuni direttori del personale e recruiters di agenzie private suggerivano modalità e buone pratiche di elaborazione di un cv. Nell’ebook è contenuto anche un format molto pratico per la realizzazione di un cv coerente.

Tornando a noi, cosa deve fare quindi un candidato per farsi trovare (a meno che non sia un creativo con una sua agenzia che stamattina ha deciso di farsi un pò di pubblicità alle spalle di qualche povero disgraziato che ha mandato 2000 cv senza che nessuno gli rispondesse)?

a) Stendere su un foglio di carta bianca tutti i suoi dati anagrafici, gli hobbies e gli sport solo se effettivamente praticati (aver lanciato una freccia spuntata contro un paglione una volta in un villaggio turistico non vi consente di descrivervi come “arciere professionista”).

b) Elencare le proprie esperienze lavorative enumerandole in ordine cronologico dall’ultima alla prima, dove dettaglierete meglio le ultime due e descriverete in una sola riga le esperienze dalla terz’ultima alla prima. Evitate di raccontare cosa facevate 25 anni fa perchè non interessa a nessuno. Nemmeno a voi che non fate più il pony express. Evitate di descrivere gli stage di una settimana. Evitate di elenncare tutte le pubblicazioni universitarie.

c) Tutto quello che fa sforare il cv di un foglio, tagliatelo (il suddetto e-book vi orienta su come elaborare un cv complesso in una sola pagina. Non è impossibile).

Ricordate che chi legge il vostro CV non è uno specialista. Se siete un responsabile commerciale scrivete “responsabile commerciale” o al massimo “sales manager”. Se la vostra azienda descrive il vostro titolo come “Business Development New Markets Oriented Escatolation Inbound Outbound Service Manager division Suppelletteling”, chi ha inventato un job title del genere va internato. Subito. Non fatevi trascinare in questo loop. Parlate una lingua chiara e universale.

Non mandate CV in copia conoscenza a mille persone con una presentazione impersonale: ogni cv va indirizzato ad una persona per una posizione specifica.
Fate capire che state scrivendo proprio a lui.

Non chiedete contatti al chilo. Su Linkedin i contatti si scelgono e si curano. Individuare tutti quelli che hanno un titolo di recruiter e mandargli un messaggio “cercare lavoro, se interessato guardare mio profilo” non è l’equivalente di inviare un cv motivazionale.

Però potrebbe darvi un’opportunità nel ruolo di ToroSeduto in un film western con Clint Eastwood.

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