Il MAXXI sperimenta la multisensorialità dell’alcantara

L’esperienza di una mostra multisensoriale non è più utopia. È stata inaugurata nella Galleria Giulio Scarpa del Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Playful Inter-Action, una mostra da vedere, toccare, annusare, ascoltare, aperta al pubblico fino al 5 gennaio 2014.

È il terzo appuntamento di una collaborazione tra il MAXXI e l’azienda Alcantara iniziata nel 2011 per indagare le sperimentazioni delle realtà artistiche contemporanee, regalando in passato Can you imagine? e Shape your life! La terza edizione della rassegna ruota intorno alle peculiarità sensoriali di un materiale, l’alcantara, raccontate lontano dal concetto di funzionalità, attraverso un percorso multisensoriale pensato dagli studi creativi Fabrica e Studio Minale-Maeda, scelti dai curatori Giulio Cappellini (Art Director di Alcantara) e Domitilla Dardi (Design Curator, MAXXI Architettura) per il loro ruolo da protagonisti nell’interaction design. Un elemento, l’interattività, fondamentale nel percorso creativo.

Per il museo è una grande occasione per offrire a un pubblico di bambini, di famiglie e di non vedenti un’esperienza artistica per far capire come il design e la creatività, applicata in questo caso al tessuto, possano produrre delle magie”, ha dichiarato Giovanna Melandri, presidente fondazione MAXXI. Le installazioni sono state realizzate ricercando e testando le potenziali utilizzazioni di un materiale composito di rivestimento, unito all’inventiva tattile e olfattiva.

Nel 2011 erano stati coinvolti undici designer internazionali per il progetto Can you imagine? per interpretare il materiale dando libero spazio all’immaginazione e nel 2012 le 8 installazioni dei giovani designer protagonisti di Shape your life! hanno mostrato il ventaglio di applicabilità di questo materiale che ha proprio nella versatilità uno dei suoi punti di forza. Quest’anno per la mostra che conclude momentaneamente il ciclo di collaborazioni Alcantara-MAXXI, “ai due gruppi di designer è stato chiesto di lavorare sull’attivazione di un’esperienza multisensoriale, che partisse da tatto e vista per poi esplorare altre possibilità. Il risultato è in una sorta di sinestesia. Per ottenerla, fondamentale è l’apporto del visitatore: la sua interazione con l’opera è parte dell’opera stessa, l’una vive dell’intervento dell’altro“, hanno spiegato i curatori.

La sensorialità di un materiale è un aspetto talvolta dato per scontato ma ancora poco effettivamente indagato. La mostra si propone di cogliere l’essenza del materiale rendendone comprensibili le numerose sfaccettature che lo caratterizzano attraverso una serie di inedite sinestesie che, partendo proprio dalla tattilità, invitano ad appropriarsi dell’alcantara osservandola, annusandola e perfino ascoltandola. Un’armonia sensorialeche può essere interessante ma teorica e lontano dalla realtà concreta dei fatti, vorremo riuscire a veicolarla in qualcosa che magari entri tutti i giorni nella nostra vita”, spiega Domitilla Dardi.

Le creatività dei designer, molto diversi tra di loro per formazione, cultura e provenienza, si traduce nell’intuizione comune che fondamentale, quando entriamo in relazione con gli oggetti, è il comportamento che generano in noi. Così il progetto di Fabrica si muove nella dimensione sonora e luminosa con il visitatore protagonista dell’installazione: lunghe strisce di alcantara sospese al soffitto e interamente cosparse di aghi (impiegati nella produzione del materiale) compongono l’installazione Shiverche trova le sue basi nel processo produttivo del tessuto. Toccando una striscia il materiale in movimento produce il suono. “Per Pendulums abbiamo pensato che potesse essere interessante utilizzare un’azione molto semplice come quella di imprimere energia su un oggetto e che questo creasse il feedback sonoro e visivo con l’accensione delle luci“- rivela Davide Cairo, uno dei componenti di Fabrica- “Una serie di pendoli di alcantara ispirati al Pendolo di Newton che ti permettono di toccare il materiale all’interno di un’esperienza divertente e giocosa. Abbiamo voluto creare dei suoni molto morbidi, molto riverberati che dessero l’idea di questo materiale dolce al tatto, a mio avviso”.

Il duo italo-giapponese Minale-Maeda si è concentrato sull’universo olfattivo dando vita a Essences, compounds, particles, un progetto suddiviso in tre parti che vuole rendere la dicotomia delicatezza-forza insita nell’alcantara con un richiamo all’olfatto “qualcosa che noi non notiamo ma che ci influenza notevolmente”, racconta Mario Minale. Punto di partenza per illustrare come si sprigiona il profumo sono i fiori : “Ogni visitatore è invitato ad assemblare quattro parti (petali, pistilli, foglie, gambo) per realizzare un fiore che rispecchia per profumazione, colore e forma una determinata sensazione. Nella fase successiva, più astratta, il visitatore può realizzare il flacone del profumo scegliendo le due parti del corpo e il tappo. Infine, abbiamo messo a disposizione dei visitatori delle particelle divise anch’esse per forma, colore e profumo. Queste particelle possono essere appese in una sorta di nuvola, dove è possibile scegliere se mettere insieme tutti gli stessi odori oppure se miscelarli”.

Un viaggio tra le diverse cromie, texture e applicazioni che richiedono una risposta da parte dei partecipanti agli stimoli suggeriti da un materiale che nelle nostre mani, sotto i nostri occhi e alle nostre orecchie ci parla e trasmette sensazioni. Un viaggio onnipervasivo che rende il visitatore co-creatore dell’opera e dunque tassello fondamentale nella riuscita del prodotto artistico.

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