Riforma della legge elettorale. E’ caos nel Partito Democratico

I partiti non riescono a trovare il bandolo della matassa. La questione della legge elettorale sembra senza soluzione. Non c’è accordo tra i partiti, non c’è accordo nemmeno all’interno di questi. La tanto vituperata Legge Calderoli, passata alla storia con il nome, poco edificante, Porcellum, è ritenuta uno dei fattori determinanti che hanno portato all’instabilità parlamentare. Instabilità che ha poi consentito la nascita del governo di larghe intese, guidato da Enrico Letta. Anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è intervenuto più volte a riguardo, stimolando le forze parlamentari e richiamandole alla responsabilità. Interventi per i quali è stato spesso accusato di intromettersi nell’attività politica e di sconfinare dalle competenze che la Costituzione prevede per il ruolo che ricopre.

Le proposte dei partiti politici sono svariate, tra chi ritiene che bisogna cambiare completamente legge, chi invece ritiene di dover apportare delle migliorie a quella attuale, eliminando ad esempio le liste bloccate, e chi preferirebbe tornare al Mattarellum, anche solo momentaneamente. Roberto Giachetti, esponente del PD, è da diversi mesi in sciopero della fame proprio per sollecitare il Parlamento affinché si ritorni immediatamente al Mattarellum.

La proposta più gettonata del momento sembra essere quella di un maggioritario a doppio turno, tipico del sistema Francese. E proprio due giorni fa questa proposta, avanzata dal PD, è stata bocciata nella Commissione Affari Costituzionali del Senato. Favorevoli alla riforma PD, SEL e Scelta Civica (undici voti), contrari PDL, Lega e Autonomie (dieci voti). Determinanti sono state le quattro astensioni (che al Senato valgono come voti contrari) dei parlamentari del M5S e del gruppo autonomie. Il tutto sarà rinviato alla prossima settimana, quando un ufficio di presidenza della commissione stabilirà le nuove tappe della riforma.

La situazione all’interno dei partiti, però, sembra ingarbugliata, in particolare nel PD. Come da prassi, in questo partito, le voci sono tante e spesso discordanti tra di loro. C’è chi sostiene convintamente il doppio turno, come il Ministro Franceschini, appoggiato anche dall’attuale segretario Epifani. Chi invece auspica un ritorno al Mattarellum, come Pippo Civati, candidato alla segreteria del partito, e chi preferirebbe il proporzionale, proposto da D’Alema.

Quella della riforma elettorale è diventata una questione molto importante anche nel dibattito tra i candidati alla segreteria del Partito Democratico. Inizialmente le proposte erano disparate. Renzi, ad esempio, bocciava sistematicamente il proporzionale, ritenuto un pericolo per il bipolarismo, e annunciava di depositare presto una sua proposta. Oggi tutti i candidati, forse anche a causa della bocciatura del doppio turno, sembrano allinearsi ad un ritorno del Mattarellum, linea che è sempre stata portata avanti da Civati.

Se le forze parlamentari non riusciranno a trovare un accordo sulla riforma, non è escluso un intervento diretto del governo attraverso lo strumento del decreto legge. Il presidente Letta ha fatto sapere che se le camere chiederanno l’intervento del governo, questo non mancherà. Anche se una riforma delicata e di interesse nazionale, come è quella della legge elettorale, richiederebbe un ampio consenso e un’ampia condivisione da parte del Parlamento, che è il centro della vita politica italiana.

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