Le tasse sulle sigarette elettroniche mettono a rischio il settore

Non si può non notare che negli ultimi tempi le vetrine lasciate chiuse o vuote a causa della crisi sono state sostituite da un nuovo business, quello delle e-cig o sigarette elettroniche che non fanno che sbucare ovunque come funghi.

Sono già presenti più di duemila negozi in tutta Italia e tendono ad aumentare ogni giorno, secondo le stime dell’Anafe (Associazione Nazionale fumo elettronico), ma molti potrebbero chiudere se entrasse in vigore la tassa del 58,5% su device, ricambi e aromi decisa dal Consiglio dei ministri del 26 giugno 2013.
Basterebbero 90 giorni per far chiudere due terzi dei negozi di sigarette elettroniche spuntati con facilità in questi due anni.” – ha spiegato il presidente Massimiliano Mancini, che ha aggiunto “ E addio mercato nascente con cifre da record, quello che nel 2012, tra negozi e produzione, ha creato 4.000 posti di lavoro. Età media degli addetti 30 anni, 4.000 punti vendita stimati entro la fine del 2013, e fatturato pari a 350 milioni di euro nel 2012, stime previste di 500 milioni di euro per il 2013.”

Aprire un negozio infatti è molto semplice, basta un’investimento iniziale minimo a cui si associa anche la possibilità di recuperarlo nei primi mesi di lavoro e un posto strategico in cui vendere.
La quasi totalità delle sigarette elettroniche vendute è prodotta in Cina, precisamente nell’area di Shenzhen.
I commercianti di e-cig, prendono contatti direttamente con le industrie cinesi, grazie a Internet e ad Alibaba, una piattaforma di eCommerce cinese dove è facile trovare i contatti dei produttori.
Recentemente però a Torino è nato il primo produttore italiano di qualità a cui si sono affidati molti rivenditori della zona piemontese con ottimi risultati.

Fino ad adesso i commercianti hanno vissuto in una comoda situazione, perché se fino ad aprile 2013 il fatturato mensile di un negozio era attorno ai 20.000 euro in una cittadina tipo di 20.000 abitanti, i venditori di sigarette elettroniche sono del tutto certi che però il mercato sia in fase di saturazione e l’entusiasmo iniziale stia venendo meno dopo il boom della novità, anche se molti ex fumatori di sigarette tradizionali si ritengono soddisfatti del passaggio a quelle elettroniche.

Il Ministero dell’Economia vuole introdurre per le e-cig la stessa tassa applicata a quelle tradizionali, decisione presa dopo le richieste del Ministero della Salute di compiere ulteriori ricerche sulla dipendenza da sigarette elettroniche, rendendole simili a farmaci e ristabilendo quindi le vendite solo all’interno delle farmacia, decisione che porterebbe alla chiusura dei numerosi esercizi. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin ha però confermato che si continuerà a discutere su questi argomenti.

L’utilizzo delle nuove sigarette sta infatti diventando comune tra gli adolescenti, trasformandosi in un trend preoccupante specie negli Stati Uniti. Nell’ultimo anno è infatti raddoppiato il numero dei più giovani che ricorrono a questi dispositivi, come emerso dal rapporto del Centre for Disease Control and Prevention (CDC).

Secondo l’organismo governativo statunitense che si occupa di monitorare le malattie infettive, nello scorso anno sono stati 1,78 milioni gli studenti ad aver sperimentato le sigarette elettroniche. Solo nell’ultimo mese, il 3% dei teenager è ricorso alla sigaretta elettronica, anche in questo caso il doppio rispetto all’1,5% del 2011.

Tra i giovani italiani ben il 23,6% dei giovani le utilizza, ma quasi la metà continua a fumare anche quelle tradizionali e solo il 10,6% di chi è passato alla sigaretta elettronica dice di avere smesso di fumare le sigarette tradizionali. In conclusione solo uno su dieci ha perso il vizio del fumo, mentre il restante 90% fuma entrambe.

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