Governo, i pericoli per Letta adesso arrivano dal Pd

Il Pd freme, il governo traballa. Le primarie dell’8 dicembre si avvicinano e i candidati alla segreteria dei democratici sono pronti a dare fuoco alle polveri. Renzi, Cuperlo e Civati mandano un segnale chiaro a Letta: il partito siamo noi, e l’agenda governativa la stabiliamo noi. O si fanno subito le riforme, oppure si torna alle urne.

Le parole del sindaco di Firenze non hanno bisogno di interpretazioni: “Basta. Finora ho fatto il bravo ma adesso la pazienza è finita. In questi mesi hanno detto di fare il bravo sulla Cancellieri, sull’Imu, su Alfano. Adesso prendano in considerazione le nostre idee.” I renziani, insomma, non accetteranno in futuro altri diktat da parte del premier. E se l’esecutivo non affronterà in tempi brevi le questioni urgenti, terminerà la sua corsa in anticipo: “Si smetta di prendere in giro i cittadini e in un tempo limitato si portino a casa i risultati. Se non si fa quello che chiediamo noi, finish. In fondo abbiamo la maggioranza della maggioranza.”

Anche Cuperlo avverte Letta: “La destra si è spaccata. E sta chiudendo il ventennio. Il governo adesso non ha più alibi. Deve scuotere l’albero perché i frutti cadano a terra, e deve farlo ora.” Per il secondo candidato più votato dai circoli del Pd l’esecutivo, dopo aver sofferto a lungo nella morsa di Berlusconi, oggi ha i numeri e la solidità necessaria a prendere iniziative forti. “Troviamo assieme il coraggio di fare quello che il Paese si attende da noi. Buttiamo via, una volta per tutte, le ricette che ci hanno portato dove siamo. Non basta criticarle. Vanno cestinate” ha concluso.

Civati, che meno di una settimana fa aveva tuonato contro i colleghi di partito in occasione della fiducia confermata al ministro Cancellieri, sceglie toni più morbidi: “In una realtà così difficile, abbiamo bisogno di uno schema politico ambizioso. Provo disagio nei confronti delle larghe intese. Letta e i suoi stanno facendo un lavoro straordinario, ma io non mi ritrovo in questo governo e credo nemmeno il Pd.” Modi pacati a parte, il messaggio è comunque inequivocabile: “Il nostro partito ha bisogno di fare subito quello che, sbagliando, ha per troppo tempo rinviato. Dobbiamo avere il coraggio di prendere noi l’iniziativa.”

Una serie di avvisi che non deve aver fatto particolarmente piacere a Enrico Letta. Il Presidente del Consiglio, nel rispetto del suo ruolo istituzionale, ha scelto di rimanere fuori dal dibattito congressuale, ma ha promesso che l’8 dicembre voterà. Agli ultimatum dei tre candidati, secondo quanto trapela da fonti governative, avrebbe replicato: “Sì alle proposte, ma niente personalismi”, riferendosi soprattutto a Renzi. Che, dopo aver vinto tra gli iscritti, ora mira deciso alla segreteria.

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