Louis Vuitton a casa di Lenin

Un gigantesco baule Louis Vuitton, alto 9 metri e lungo 30, è stato depositato nel centro di Mosca.

Sarà la sede della mostra “L’anima del viaggiatore” che aprirà i battenti dal 2 dicembre e resterà aperta fino al 19 gennaio. La mostra, il cui ricavato sarà devoluto in beneficienza, è organizzata dalla celebre casa di valigie di pregio e si propone un viaggio nel viaggio attraverso gli oggetti di culto e personali – ovviamente del marchio francese – dei più famosi avventurieri del mondo a cavallo tra il XX e XXI secolo, con videoinstallazioni di vari artisti contemporanei.

Niente di strano fino a qui, non fosse altro che il gigantesco baule, simbolo di un certo tipo di moda di lusso, di consumismo estremo, di status symbol di altissimo profilo, ha preso casa nel cuore del simbolo del comunismo: la piazza Rossa.

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I comunisti gridano alla profanazione e al sacrilegio: uno schiaffo alla tradizione storica politica russa, un’iniziativa inopportuna nei confronti del poco distante mausoleo di Lenin e del luogo di sepoltura di personaggi illustri della storia sovietica, come le tombe dei leader comunisti o il monumento agli eroi nazionali come i principi Minin e Pozharski, sotto le mura del Cremlino.

“È indegno, offensivo e indecente” per il deputato Serghei Obukhov, che ha ricordato che la piazza Rossa è un “luogo sacro”, dove non si dovrebbero organizzare iniziative del genere. Mentre Konstantin Mikhailov, coordinatore del movimento per la difesa del patrimonio architettonico, ha voluto sottolineare che la piazza Rossa è patrimonio Unesco e che tutti quelli che vi arrivano aspettano di vederla nella sua interezza e non rovinata dal “padiglione di una nota azienda”, straniera per giunta.

I blogger intanto sfottono, oscillando tra la critica al benestare dato su questa iniziativa, alla critica ai politici vecchio stampo legati a una forma di comunismo che nei fatti, nella ricchezza, nella quantità di capitali privati che girano in Russia, non esiste più.

Purché se ne parli. Louis Vuitton si è fatto comunque pubblicità.

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