Falsi incidenti, scoperta maxi frode a Palermo

Per entrare nel giro bastava poco, bisognava solo fornire i propri dati e quelli della vettura, al resto avrebbero pensato loro causando falsi incidenti per ottenere enormi risarcimenti dalle assicurazioni. La truffa era ben congegnata anche grazie alla complicità di periti assicurativi e impiegati all’interno delle società che avrebbero dovuto firmare gli assegni di rimborso.

Con questo modus operandi, un gruppo di truffatori tutti riconducibili alla famiglia di Vincenzo Nobile, avrebbe inscenato più di 300 tamponamenti e, se il lavoro non veniva giudicato abbastanza credibile, ci pensavano i colpi di mazza a far sembrare distrutte le autovetture. Come già detto il luogo dove venivano inscenati gli scontri era sempre lo stesso, un terreno agricolo privato di proprietà della famiglia Nobile, clan che gestiva anche i rapporti con le assicurazioni e con i legittimi proprietari delle macchine. Ma a venire distrutte non erano solamente macchine di proprietà, negli incidenti venivano anche utilizzate vetture a noleggio sfruttando anche i loro assicuratori.

Il racket però si era ingrandito troppo, spesso risultava che la medesima persona fosse coinvolta in due incidenti nel giro di poche ore, oppure che una stessa macchina fosse stata coinvolta in un incidente più volte nella stessa giornata. Queste “falle nel sistema” hanno consentito alla squadra Mobile di Palermo, dopo due anni di indagini, di far scattare le manette per 23 persone. Altre dieci sono state allontanate dalla provincia di Palermo con un un divieto di dimora,24 soni invece state iscritte nel registro degli indagati. Ci sono pure avvocati, professionisti, periti, impiegati postali, questi ultimi avrebbero oliato gli ingranaggi del meccanismo che permetteva di ottenere rimborsi dai falsi incidenti più velocemente.

L’operazione è stata condotta dalla polizia di Partinico e della Squadra mobile di Palermo, coordinati dal PM Ferrara. L’inchiesta è stata supportata da documentazioni video registrate grazie a mezzi aerei e da intercettazioni telefoniche riguardanti l’espletazione delle procedure necessarie all’assicurazione per far partire le somme di denaro. Le telefonate erano per la maggior parte effettuate dalla moglie di Nobile, Provvidenza Saputo che insieme al marito teneva un tenore di vita molto, anzi troppo alto per una coppia di persone che dichiarano di essere disoccupate. Tra tutte le persone indagate, 28 sono indagate con l’accusa di associazione a delinquere.

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