Rifugiati, allarme Unhcr: metà di quelli siriani sono bambini

La metà dei rifugiati siriani sono bambini. Questo è l’allarme lanciato dall’Unhcr ((United Nations High Commissioner for Refugees) in questi giorni. Secondo i dati riportato dall’ Agenzia dell’Onu che si occupa appunto di rifugiati, sarebbero migliaia i bambini che vivono in condizioni di disagio in famiglie scappate alla guerra. Costretti ai lavori forzati nei campi profughi della Giordania e del Libano e della Giordania dove sono fuggiti per scampare alla guerra che imperversa in Siria dal marzo 2011. Ore e ore per pochi soldi in Giordania e in Libano, in condizioni pericolose già a sette anni.

Nel documento intitolato “Il futuro della Siria: bambini rifugiati in crisi”, il primo che prende in considerazione la condizione dei bambini rifugiati, si legge “Fino a settembre 2013 l’Unhcr ha registrato 2.440 bambini non accompagnati o separati (dalla famiglia) in Libano e 1.320 in Giordania. Più di 3.700 in tutto. Se non agiamo rapidamente, una generazione di innocenti diventerà vittima duratura di una guerra spaventosa”.
Volker Turk, uno degli autori del rapporto, usa un paragone molto eloquente per rendere l’idea delle dimensioni del dramma dei bambini rifugiati: quello del genocidio in Ruanda nel 1994.
Gli operatori dell’Unhcr hanno raccolto le storie di centinai di bambini attraverso interviste e dai loro racconti le situazione che emerge è straziante: “L’idea del caldo e calore legato a una casa non c’è più: hanno tantissime cicatrici psicologiche e traumi. Lo si vede nella loro insonnia, chiusura al mondo esterno, nella balbuzie, nel fatto che bagnano il letto di notte”.

I bambini siriani ospitati nei campi profughi sono 385.007 di cui 2.440 sono separati dalle loro famiglie. La maggior parte di loro, circa l’80 per cento, non frequenta la scuola, mentre il 20 per cento è stato ritirato. In Giordania, invece, ci sono 291.238 bambini siriani nei campi profughi, di cui 1.320 sono stati allontanati dai genitori. Il 56 per cento dei quali non va a scuola, mentre il 15 per cento è stato inserito in una lista di attesa per frequentare le lezioni.

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