Lettera di un tifoso a Paolo Maldini

Di questi giorni abbiamo letto e scritto tanto sul Milan e le sue vicende societarie. Ma di quello che doveva essere il nuovo direttore tecnico, qualcosa a dir il vero, ci è sfuggita. Oggi proviamo a chiedercelo con una lettera di un tifoso rossonero, che, tra le tante arrivate alla nostra redazione, ci ha particolarmente colpito, indirizzata allo storico capitano, Paolo Maldini.

Ciao Capitano,

mi rivolgo dandoti del tu, come si fa con un vecchio amico. In fondo per tanti anni ti ho visto vestire la nostra maglia, portare la fascia al braccio, alzare un trofeo dopo l’altro.
Ti ho conosciuto per come ti comportavi sul campo, e se la regola del buon Nereo Rocco (in campo come nella vita) è vera anche solamente in parte, questo già mi dice tanto.
Mi dicono tanto anche le tue parole fuori dal rettangolo verde, mai ansioso di diventare accondiscendente verso un certo tipo di folla, diventando parte di essa, come tanti tuoi colleghi.
Mi dice tanto quello che questo ti è costato, quella contestazione nel giorno del tuo saluto a San Siro, e come hai reagito in quel momento. Da uomo, rivendicando con orgoglio di non appartenere a quella curva. Li ti ho apprezzato davvero. Per l’uomo che dimostravi di essere, non per il calciatore.

Ho provato quindi ad immaginare cosa hai pensato in questi giorni. Forse eri orgoglioso di occupare finalmente un ruolo che sentivi spettarti, per ciò che hai fatto in questi anni. Forse un po’ ti è dispiaciuto che arrivasse così, mentre ti trascinavano nella guerra-teatrino di Galliani e lady B. Tu non sei tipo da essere usato come testimone in battaglie che non ti riguardano. Forse per questo non hai parlato, rilasciato dichiarazioni. Però l’occasione era finalmente lì, e tu giustamente eri pronto a coglierla. Nel ridicolo di questi giorni, tu eri l’unica cosa che facesse intravedere un po’ di sereno all’orizzonte.

Avrai visto poi le notizie. Galliani a cena ad Arcore, tuo papà che da la conferma del tuo ritorno. Presto tornerai al tuo Milan, a casa. Chissà la tua faccia al mattino, quando Silvio dichiara a tutta Italia: “è tornato il sereno”. Galliani resta, confermato a capo del settore tecnico. E tu? Ti avranno chiamato per dirtelo? L’avrai letto su internet?
Immagino come ci sia rimasto. Ci avevi creduto davvero lo so, ed eri pronto. Avresti fatto bene il tuo lavoro. O perlomeno ci avresti provato, dando il massimo. Poi però quelli parlano tra loro, e tutto torna come prima. Come se nulla fosse accaduto. Parlano di sereno, di parole sacre manco fosse il vangelo. Parole che non si commentano. Forse li hai scosso le testa e hai pensato “Per decenza?”
Uniti per il bene del Milan, e soprattutto zitti. Avrai letto anche tu dell’irritazione del presidente per il giorno da leone di Adriano. Che infatti è subito tornato pecora. Trentaquattro anni di abitudine sono duri a morire.
E Barbarella? I suoi piani sono stati un po’ scombussolati dalla mossa di Adrianone. Aveva pianificato tutto e invece… Per lei però si tratta solo di un contrattempo. Il progetto, te compreso, si mette in ghiaccio, e quando zio Fester leva le tende si riparte. Deve solo attendere un po’. Però tutto questo ti ha fatto riflettere.

Forse Galliani non ha mai pensato di dimettersi. Forse questa scena gli serviva per riguadagnare la propria posizione, visto che Barbara gliela stava soffiando da sotto il naso. Forse a lei servivi solamente per la tua immagine, per l’idea di te che hai dato a tutto il mondo del calcio (anche a me, come è evidente). Perché forse anche un progetto campato sul niente con te avrebbe entusiasmato tutti per un bel po’ di tempo. Anche dopo una stagione fallimentare. O forse serviva solo una bella faccia da spendere per inaugurare il nuovo corso nel modo giusto, sedare quella parte di nostalgici riconoscenti al vecchio zio Fester per 28 trofei in 28 anni (me compreso, e forse ci sarebbero riusciti).
Ti sei sentito usato, una semplice pedina che si può accantonare. E hai pensato anche che di questo mondo non fai parte. Non di un mondo dove si raccontano favole e si finge e pretende che la gente ci creda. No, tu di questo non hai mai fatto parte.

Voglio pensare che se ti avessero messo alla porta come hanno fatto con Galliani, tu quella porta la avresti sbattuta e te ne saresti andato. Voglio pensare che quando Galliani andrà via, e proveranno a toglierti dal ghiaccio dove ti metteranno ora a tempo indeterminato, tu dirai di no. Non sei a disposizione di nessuno, anche se di cognome fa Berlusconi. Questo Milan non ti merita. Tu, e noi, meritiamo un altro Milan (e un altro mondo, ma questo è un altro discorso).
Non so se hai pensato tutto questo Paolo. Non ti conosco. Forse spero solamente che la legge del vecchio Nereo Rocco sia vera, e che tu anche nella vita reale somigli anche solamente un pochino a quel numero tre che indossava la fascia di capitano a San Siro. E che sappia dire no, quando sarà il momento, ad un Milan e ad un mondo che non sono degni di te.

Marco Sanna

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