Quattro spine sulla strada del Governo

Quattro spine sulla strada del governo. Quattro ostacoli da superare nei primi giorni di dicembre. Lo spartiacque della politica italiana è fissato per l’8 dicembre. Per i commentatori politici la data di inizio della campagna elettorale che potrebbe portare l’Italia alle urne fra fine febbraio e gli inizi di marzo.

Ma è veramente questa la road-map che ci attende nei prossimi mesi?
Il governo Letta, smessa l’etichetta di Esecutivo delle larghe intese, appare molto più debole e depotenziato dal punto di vista numerico e, di conseguenza, nell’agire politico. La nuova maggioranza, così come verificata nel voto al Senato sul maxi-emendamento della Legge di Stabilità, si attesta sui 171 senatori e 391 alla Camera. Se in quest’ultimo ramo del Parlamento, non ci dovrebbero essere sorprese, la maggioranza è fissata a quota 316 deputati. Al Senato invece la possibilità di una battaglia in stile vietcong appare molto più probabile. La maggioranza, infatti, è molto risicata: appena 10 voti in più rispetto alla soglia di maggioranza richiesta di 161, a patto che siano presenti tutti i senatori. Una navigazione a vista che saggerà, quasi quotidianamente, la maggioranza composta da Pd-Ncd-Scelta-Civica-Gruppo misto-Movimento per le Autonomie.

E nell’altro campo? Ci si sta riorganizzando, avendo come orizzonte temporale proprio la fatidica data dell’8 dicembre. Anche se un primo antipasto, ad onor del vero, si verificherà già oggi con il 3 V-day a Genova promosso da Beppe Grillo con il suo Movimento 5 Stelle. C’è da giurarci che si sparerà a zero sul Governo e sul suo operato.

Si diceva, però, del giorno dell’Immacolata. Due avvenimenti importanti che mineranno ulteriormente la stabilità del Governo Letta. Uno in modo palese: l’appuntamento che il fresco decaduto Silvio Berlusconi ha dato ai suoi sostenitori mercoledì pomeriggio durante il comizio in via del Plebiscito, organizzato proprio in concomitanza con il voto sulla sua decadenza. In quella occasione, il Cav ha annunciato che ci si sarebbe ritrovati – stesso luogo, stessa via – per “festeggiare la nascita dei primi 1.000 club di Forza Silvio sul territorio”. Una vera e propria chiamata alle armi.

Con questa mossa/convocazione, Berlusconi mira anche ad oscurare mediaticamente l’altro appuntamento fissato per quel giorno: le primarie del Pd per eleggere il nuovo segretario. Una partita chiusa, con Matteo Renzi nei panni di Beep Beep, Gianni Cuperlo e Beppe Civati nel ruolo di Willy il Coyote. La notizia, in questo caso, ci sarà solo se il sindaco di Firenze non dovesse riuscire a raggiungere subito la soglia del 51%. In questo caso, infatti, si dovrà attendere il turno di ballottaggio per conoscere il nome del nuovo segretario Democrat. Comunque sia, prima o dopo, Renzi ha già fornito avvisaglie al suo collega di partito, Enrico Letta, su come intende pungolare il Governo, modificando radicalmente l’agenda dell’Esecutivo. Una barra che dovrebbe essere spostata sempre più verso sinistra e che metterà, gioco forza, in difficoltà il vice-premier, Angelino Alfano, e la sua formazione politica, Nuovo Centrodestra. E, probabilmente, anche Scelta civica e i Popolari di Casini e Mauro. Questo significa che dall’8 dicembre, appunto, il Governo potrebbe subire ulteriori scossoni e fibrillazioni, interni ed esterni.

Del resto, l’obiettivo temporale per tutti coloro che vogliono far cadere l’Esecutivo, è molto stretto. O ci si riesce al massimo entro la metà di gennaio o, altrimenti, la finestra temporale per nuove elezioni si chiude fino al termine del semestre italiano di Presidenza dell’Unione Europea.

La prima occasione utile per verificare sul campo questi avvenimenti sarà rappresentato dal voto di fiducia che il Governo Letta chiederà al Parlamento, come deciso dal Presidente della Repubblica. I tempi e i modi di questa “crisi pilotata” si conosceranno domani, quando il Premier salirà al Quirinale. Sembra intenzione di entrambi di far svolgere i voti di fiducia, al Senato e alla Camera, proprio dopo l’8 di dicembre.

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