Il “portavoce” Alfano e la Corte Costituzionale, le intese traballano

Il portavoce del governo Letta è Angelino Alfano. No, nessuna forzatura, ma solo una disamina attenta della volontà del Pretoriano Alfano di farsi carico di lanciare bordate contro il futuro prossimo segretario del Pd, Matteo Renzi. Ciò che il premier pensa, il leader del Nuovo Centrodestra lo dice senza andare ad alterare i fragili equilibri in casa Democrat.

Nessuno tocchi il Governo”, la prima missiva indirizzata al sindaco di Firenze. “Se si ottiene la fiducia nella crisi pilotata del post-primarie, non si faccia battaglia sotterranea fino alla fine del 2014”, il secondo short message di Alfano. Il sotto testo di entrambi potrebbe essere sintetizzato così: “Con il Movimento a 5 Stelle che sembra ancora veleggiare su percentuali oltre il 20% e, soprattutto, il Pd affetto, da sempre, dalla sindrome del ‘mangia i proprio leader’, conviene anche a te, caro Renzi, startene buono buono, in attesa che il Governo valichi il semestre di presidenza dell’Unione Europea”.

Ma a questi avvertimenti-suggerimenti, il primo cittadino di Firenze ha sfoderato tutto il suo repertorio, non certo utilizzando un linguaggio da Dolce Stil novo. “Noi abbiamo 300 deputati, il Ncd 30”. E ancora: “Dopo l’8 dicembre, l’agenda del Governo la dettiamo noi”.

E soprattutto su questo punto che il Governo rischia di inciampare e cadere. Qual è l’agenda che deve essere modificata? Alzi la mano chi lo ha capito con esattezza. Ad oggi, solo slogan sulla necessità di “stupire” come direbbe il Renzi di Maurizio Crozza. Ma, concretamente, in che modo? Come contrastare la disoccupazione, soprattutto quella giovanile? Come riavviare i consumi? Con quali fondi riuscire a garantire la stabilità dei conti e, contemporaneamente, far ripartire gli investimenti? Quali coperture finanziarie da poter impiegare per la fase due, da tutti annunciata, ma da tempo immemore ferma al palo? Ecco, questi sono i nodi sui quali si aspetta al varco Renzi e i suoi. Sicuramente, le idee ci saranno, ma da un abile comunicatore ci si aspetta che oltre agli slogan, si veicoli anche la sostanza. Tutto fumo e niente arrosto, sintetizzerebbe la saggezza popolare. Ma, forse, questi sono argomentazioni da proporre una volta che le Primarie saranno archiviate e l’investitura di verrà ufficiale. L’Italia, o almeno gli elettori del Pd, attende fiduciosa.

Per il momento si assiste, solo, allo stucchevole rimpallo di dichiarazioni. Con i competitor, Gianni Cuperlo e Pippo Civati che si spartiscono il ruolo di anti-Renzi. Il primo con un aplomb british, al limite dell’ingessatura. Capelli sempre impeccabili, mai un tono più alto del dovuto. Certo, ogni tanto, anche Cuperlo perde le staffe e si lancia in dichiarazioni tipo: “Matteo vuole il voto a marzo, fornendo un assist a Berlusconi il decaduto”, oppure “Così si mina l’unità del partito”. Ma, dopo, il ritorno all’ovile, siamo british of course.

Civati, incoronato vincitore dal popolo del web e dagli analisti politici del confronto di venerdì sera su Sky, ha optato invece per una campagna di primarie con duemessaggi chiari: “Modifica della Legge elettorale e voto subito”. Ma quale agenda di Governo da modificare, ci si penserà dopo.
Paradossalmente, la linea del Piave fissata da Civati, va benissimo a Renzi. Gli risolverebbe il problema del collaborare con un Governo che vorrebbe far cadere.

E allora? Più che il numero dei partecipanti alle Primarie dell’8 dicembre, più delle diatribe interne al Pd, più del numero del Ndc, più di tutto ciò ancora una volta sarà un giudice – anzi 15 – a dirimere la questione. L’appuntamento è per domani alle 9:30 al secondo piano di Palazzo della Consulta, quando si discuterà della richiesta promossa dalla prima sezione civile della Cassazione sul famigerato Porcellum. Tre i possibili scenari: inammissibilità del ricorso, illegittimità del Porcellum limitata al premio di maggioranza, bocciatura in toto della legge elettorale con la riesumazione del Mattarellum. Non è detto che i 15 giudici della Consulta, presieduta da Gaetano Silvestri, decidano in giornata. Sapientemente potrebbero anche differire il loro responso dopo la “crisi pilotata”. Ma c’è da giurarci, sono tanti a tifare per gli ultimi due scenari. Dichiarare illegittimo il premio di maggioranza e/o in toto la vigente Legge elettorale, aprirebbe di fatto un’autostrada verso le elezioni in Primavera.
E allora che si dia inizio alle danze!

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