La Croazia boccia le nozze gay

Nozze vietate ai gay. Questo ha deciso la Croazia con un referendum. La partecipazione del 35% degli aventi diritto è stata sufficiente per inserire nella Costituzione il divieto al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Infatti non è richiesto il raggiungimento di un quorum per rendere valida la consultazione.

Proposto dall’associazione civica U ime obitelji (Nel nome della famiglia), con a capo l’imprenditrice Željka Markić, collegata al piccolo partito cattolico di centro-destra Hrast, il “sì” aveva un forte appoggio da parte della Chiesa cattolica nonché della Chiesa ortodossa serba, delle comunità ecclesiali di matrice protestante, delle comunità islamica ed ebraica e dei partiti di centrodestra. Secondo in quali l’unica unione legittima è quella tra uomo e donna in quanto la “sola unione che consenta la procreazione”. Mentre a favore del “no” erano sono schierati i socialdemocratici e la sinistra parlamentare che regge il Governo.

La raccolta di firme era partita a maggio riscuotendo subito un certo successo raccogliendo circa 750.000 firme in sole due settimane. Sulla scia di quanto avvenuto in Francia, che sempre nello stesso mese ha invece legalizzato le coppie omosessuali, per evitare che lo stesso accada in Croazia. Preferendo così unirsi a Lettonia, Lituania, Polonia, Ungheria e Bulgaria, i cinque Paese dell’Ue che hanno già una definizione esclusivamente eterosessuale del matrimonio nelle rispettive Costituzioni.

Secondo i promotori del referendum “si tratta di una definizione naturale del matrimonio, che rispetta la realtà”, quindi non discriminatoria nei confronti di nessuno. Mentre il primo ministro Zoran Milanovic, definendo questo referendum come una manifestazione di omofobia, ha annunciato proprio il primo dicembre che tra una o due settimane il suo governo intende presentare una legge sulle unioni civili tra le coppie dello stesso, che prevederebbe che a tutte le coppie siano garantiti gli stessi diritti di quelle sposate, ad eccezione dell’adozione dei minori.

Tra i tentativi fatti dal Governo per fermare il referendum che impedisce le nozze gay c’è stato anche un ricorso all’Unione Europea per chiedere un parere sul tema, e da Bruxelles hanno ribadito come le leggi sul matrimonio siano di esclusiva competenza degli Stati. Anche se la Corte costituzionale croata ha spiegato comunque che la “definizione del matrimonio come un’unione tra un uomo e una donna” non incide sulla definizione della famiglia e che l’esito del referendum “non può in nessun modo limitare uno sviluppo futuro della regolamentazione legislativa delle unioni civili tra le persone dello stesso sesso”.

Qualche perplessità, tuttavia, la suscita il dato che una così bassa affluenza alle urne renda valide le riforme costituzionali.

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