Dopo la bocciatura del Porcellum lo tsunami politico non ha più fine

Non accenna a placarsi lo tsunami che sta devastando la politica italiana a seguito della bocciatura del Porcellum da parte della Consulta. Ed oramai si può parlare, non senza una buona dose di ironia, della nascita di una nuova coppia di fatto in Parlamento: Forza Italia e Movimento 5 Stelle hanno iniziato a tubare. Non hanno bisogno neppure della scusa del classico vischio – considerando che siamo in periodo quasi natalizio – per scambiarsi dichiarazioni di intenti e di amore. Ma per i destinatari delle loro invettive questo nuovo asse ha un sapore amaro.

Dopo le dichiarazioni di fuoco di ieri sulle conseguenze della bocciatura del Porcellum, in attesa di leggere le motivazioni della sentenza, che saranno rese pubbliche fra qualche settimana, ci si interroga ancora sulla validità del Parlamento. Secondo Beppe Grillo non c’è più alcuna legittimità. Ieri ha pubblicato sul sito i nomi dei 150 parlamentari di Pd, Sel, Cd e Svp, definiti “abusivi” in quanto nominati alla Camera grazie al premio di maggioranza del Porcellum. Secondo l’ex comico “questi signori non devono più entrare” alla Camera: “non hanno alcuna legittimità. Devono essere fermati all’ingresso di Montecitorio. Senza di loro il governo Letta-Napolitano non esiste più. Bisogna andare al voto al più presto”. A dare una mano in questa crociata, i pachidermici tempi della politica italiana. Infatti, a distanza di 9 mesi dalle urne, la giunta per le elezioni non ha ancora convalidato la stragrande maggioranza dei nominati. E, secondo il leader del M5S, in seguito alla pronuncia della Consulta che dichiara incostituzionale il premio di maggioranza, anche gli eletti non possono più esserlo. “Questi signori non devono più entrare in Parlamento: non hanno alcuna legittimità popolare né istituzionale”. In coda al post di Grillo, si legge l’elenco dei nomi dei 150 deputati, che sono tutti della coalizione di centrosinistra. Ben 9 di questi “abusivi”, a corollario, hanno avuto anche l’onore di finire in un fotomontaggio: Roberto Giachetti (Pd), vicepresidente della Camera, Ermete Realacci (Pd), presidente della commissione Ambiente, Bruno Tabacci (Cd), presidente della commissione parlamentare per la semplificazione, Ivan Scalfarotto (Pd), Sandro Gozi (Pd), Maria Elena Boschi (Pd), Celeste Costantino (Sel), Daniele Farina (Sel), Giuditta Pini (Pd).

Ma ecco che anche il capogruppo azzurro alla Camera, Renato Brunetta, approfitta della situazione e scarica il carico da novanta. “La decisione della Consulta è stata un terremoto. Le Camere sono politicamente delegittimate, ma anche dal punto di vista tecnico la sentenza avrà conseguenze devastanti”. Su 30 membri della giunta per le elezioni della Camera, “ben 10 sono diventati deputati grazie al premio di maggioranza, e dunque sono a rischio decadenza. In parole povere: più del 33% dei componenti dell’organo è in palese conflitto d’interessi”.

E non finisce qui. Il primo dicembre, dal palco di Genova durante il terzo V-Day, Grillo ha preannunciato la presentazione dell’impeachment nei confronti del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel tripudio generale dei suoi fedelissimi. A raccogliere la dichiarazione e, dunque, ad aprire alla possibilità di appoggio dell’atto d’accusa nei confronti di Napolitano, addirittura un terzetto forzista: Daniela Santanchè, Augusto Minzolini e, ancora una volta, Renato Brunetta.

Sarei molto contenta se Napolitano non fosse più il presidente della Repubblica perché ha fallito nella missione della pacificazione. Le larghe intese sono fallite. Sono pronta a votare l’impeachment dei grillini nei suoi confronti” attacca la pitonessa. “Se il comico che si è fatto politico chiederà l’impeachment del sovrano, c’è da valutare attentamente le motivazioni. E se sarà convincente, come io credo, sarò pronto a dire sì: meglio questa vecchia Repubblica mezza ammaccata, che una strana monarchia”, gli fa eco il giornalista-deputato. “Quando il Movimento 5 Stelle presenterà l’atto d’accusa in Parlamento contro Giorgio Napolitano avremo il dovere di esaminarla. Ricordo che i veri esperti di impeachment sono quelli della sinistra, il partito del presidente”, insiste Brunetta.

Mutuando la saggezza popolare, “se son rose fioriranno”. Il patto d’acciaio che si sta saldando fra le due maggiori opposizioni presenti in Parlamento non può far dormire sonni tranquilli, a nessuno: sia che si tratti degli “abusivi” che del Governo.

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