Serie A di basket: il talento non sempre basta

Sono state disputate appena 9 partite nella nostra serie A di basket: campione piccolo, tenuto conto degli stravolgimenti e dei repentini cambi di rotta garantiti e assecondati dalle regole che permettono un mercato libero e in perenne movimento. Bastano poche partite sbagliate ed una squadra può ritrovarsi con un roster rivoluzionato, allenatori esonerati, non ultimo coach Gresta della Vanoli Cremona, ribaltamenti non programmati che possono incidere sugli equilibri di una stagione.

9 partite è comunque un termine sufficiente che possa garantire un’analisi, temporanea, di chi si stia affermando come talento indiscusso, chi abbia pagato eccessive aspettative e chi invece sia emerso dal nulla, ritagliandosi meritatamente uno spazio nella nostra serie A di basket.

Tra conferme, smentite e prospetti futuri, gli appassionati della palla a spicchi si godono Drake Diener, autentico MVP di questo avvio di stagione. Chiamatelo ManDrake o Mr Clutch poco cambia: miglior realizzatore della Legabasket con 21.2 punti di media, un valutazione eccezionale tenuto conto dei minuti giocati e dei canestri fatti, percentuale di realizzazione da tre altissima vista la mole di tiri tentati.

Che dire di Langford di Milano? Giocatore con atletismo e talento tracontante, leader dell’Olimpia alla voce punti, 18.9 la sua media in campionato, personalità da vendere e faccia di chi non conosca limiti. La sorpresa Brindisi ha messo in risalto le qualità di Dyson, sebbene deludente ieri nella sconfitta contro Bologna, mentre all’ombra del Colosseo si staglia la figura di Baron, eccellente tiratore da tre punti.

Tanti i giocatori di comprovato affidamento che continuano il personale percorso di crescita, e tra questi è giusto dare spazio agli azzurri: Aradori per esempio che con Cantù sta vivendo un avvio di stagione spettacolare tra Eurocup e campionato; Melli e Gentile di Milano, che conquistano spazio e minuti di qualità anche in Europa, tappa imprescindibile per un prosieguo di carriera ad alto livello.

Molti i nomi noti agli appassionati, che pur non giovanissimi, continuano a dimostrare come la passione vinca sempre contro l’inesorabile scorrere delle lancette: Bulleri a Brindisi è il capogruppo, un leader dello spogliatoio, seguito anche dagli americani, autentica diramazione in campo delle idee di coach Bucchi; oppure Mordente e Michelori che nella Caserta di coach Lele Molin si stanno ritagliando uno spazio importante in un progetto ambizioso.

Novità che profumano d’America arrivano da casa Virtus: la strana coppia Hardy e Walsh imperversa sul parquet, con cifre di tutto rispetto, guidando la squadra a traguardi non pronosticabili ad inizio stagione. Johnson a Pistoia fa valere i centimetri e la tecnica che lo avevano portato a vestire la maglia dei gloriosi Celtics, mentre Collins sta cercando di sfruttare il trampolino Sutor Montegranaro per tornare a vestirla una casacca Nba: arrivato con la nomea di specialista difensivo, è stato trasformato da coach Recalcati in ottimo realizzatore e la squadra ne ha giovato dopo una primissima parte di campionato molto più che negativa.

Non mancano le delusioni. English ha già salutato Siena: pochi minuti, qualche buona prestazione, un pessimo ambientamento alla realtà italiana; Erick Green, lo scorso anno miglior marcatore della NCAA, scelto da Minucci come potenziale arma micidiale nell’attacco Montepaschi, al momento è un personaggio in cerca d’autore, con partite positive alternate a prestazioni sconcertanti visto il talento, quasi impaurito dalla nuova realtà. Lakovic invece non riesce più a trascinare Avellino, ma vista l’esperienza prestare massima attenzione al colpo di coda del navigato play sloveno.

Non mancano infine squadre intere che pagano a caro prezzo errori di costruzione. È il caso di Varese che avrebbe un roster di primissimo livello ma mal assemblato: Coleman, grande atteso alla vigilia del campionato, ha toppato clamorosamente, la corsa ai ripari con l’innesto di Banks per ora non ha portato risultati e la panchina di Frates scricchiola pericolosamente.

Lunga ed impervia è la strada che dall’inferno si snoda verso la luce”. Il Paradiso non è ancora Perduto per nessuno, purché si faccia in fretta: la nostra serie A di basket non aspetta.

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